diL eggendo alcune recenti affermazioni di nostri governanti e di politici a proposito dell'Europa, si rimane davvero meravigliati. Anzi, spaventati. A sentir loro (Monti, Riccardi, Fini, Bersani, il Quirinale) è soltanto guardando all'Europa che si scorge la luce della democrazia; anzi, qualsiasi governo futuro in Italia dovrà necessariamente seguire la rotta europeista fissata da quello attuale per non perdere di vista questa luce. Guai a coloro che tentassero strade diverse: sarebbero i peggiori degli antipolitici, esclusi da qualsiasi bene democratico.
Dicevo che si tratta di affermazioni che spaventano perché la cosa peggiore che possa accadere a un popolo, è quella di essere governato da mistici, da visionari, come appaiono di fatto questi adoratori della democraticissima Ue. Il ministro Riccardi sembra essersi dimenticato di trovarsi al governo, insieme al suo capo, in nome dell'Europa, senza essere stato eletto. Se c'è una cosa che tutti i governanti e i politici dell'Ue hanno sempre concordemente lamentato, è proprio il suo «deficit democratico». Un deficit programmato e voluto dagli innamorati dell'Europa perché il ricorso alla volontà dei cittadini avrebbe impedito la sua realizzazione.
Il rifiuto da parte dei popoli, invece, è stato guidato, in modo quasi istintivo, prima di tutto dai nomi che caratterizzano le istituzioni dell'Ue, nomi che odorano di dittatura lontano un miglio perché ispirati, fin dai primi abbozzi di unificazione dell'Europa, da quel massimo modello di socialismo totalitario che si era concretizzato in Russia. Si chiama «Unione», infatti, sulla falsariga dell'Unione Sovietica, e non Stati Uniti d'Europa; si chiamano Commissioni e Commissari le strutture decisionali, lo stesso nome che Lenin e i suoi compagni hanno dato a se stessi formando il primo governo rivoluzionario russo. Anche nell'Ue, come nella Russia bolscevica, i Commissari non sono eletti ma nominati dal ristrettissimo gruppo di coloro che detengono il massimo potere, mentre l'unica istituzione eletta dai cittadini è quel finto Parlamento che, come la Duma, sonnecchia, fornisce poltrone ai politici, non governa e non fiata neanche durante una crisi come quella attuale in cui si è perfino ventilato il crollo dell'euro e della stessa Ue.
Ma non sono state copiate soltanto le principali istituzioni del potere passato alla storia come totalitario per eccellenza. Perfino la «troika», di cui stiamo aspettando con ansia, insieme ai greci, la sentenza di assoluzione o di condanna, è una delle più proficue invenzioni dei governanti sovietici. Alle prese con la fanatica ossessione di inesistenti atti controrivoluzionari, Stalin e i suoi compagni avevano creato l'apposita Commissione per la lotta al Debito (pardon alla Controrivoluzione) fornita di troike, dette anche «terne di fucilazione», formate di tre persone dotate di potere investigativo e giudiziario, assolutamente autonome, delle quali rimaneva segreto al pubblico anche il nome. Alle loro sedute non potevano partecipare né i testimoni, né gli accusati, né gli avvocati.
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