"Porte aperte a chiunque". Bindi, Bersani e D'Alema si scaldano?

Non si capisce quali siano le differenze tra Bonaccini e Schlein, ma entrambi vogliono la ditta e il campo largo con i 5 stelle. Calenda avrà capito che con il Pd è finita?

"Porte aperte a chiunque". Bindi, Bersani e D'Alema si scaldano?

Se Bonaccini diventa segretario del Partito Democratico torna la "ditta". Ma pure se vince Schlein. E insieme a Bersani e a D’Alema porte aperte a Conte e i grillini.

Sono le ultime dichiarazioni di Bonaccini, dopo aver detto, fin qui, che non contavano le alleanze, ma l’identità del Pd. In una fase costituente che coincide con quella congressuale, e che si sta consumando tra le interviste di Pina Picierno (“Basta parlare di renzismo, con noi De Luca ed Emiliano”) e quelle di Francesco Boccia (che nelle regioni di De Luca ed Emiliano è commissario): “Con Elly ritorna la primavera pugliese”.

A questo punto la domanda è: a parte le correnti che li sostengono, qual è la differenza tra Bonaccini e Schlein?

Entrambi emiliani, entrambi per il reddito di cittadinanza, entrambi Notriv, entrambi per il salario minimo, entrambi per la ditta e i 5 stelle. Ma allora, perché si sfidano l'uno contro l'altro?

Non a caso da giorni Carlo Calenda rintuzza i cosiddetti “riformisti” del Pd che per lo più sostengono Bonaccini. "Bersani, D’Alema, M5S, De Luca e Emiliano. L’involuzione di Bonaccini verso il “fritto misto populista”, è un problema per tutti i riformisti perché riduce la possibilità di alleanze a zero. Occorre procedere spediti verso la costruzione del partito unico libdem", scrive stamattina Calenda, a cui Bonaccini risponde: "Vienimi a sentire".

"Stefano - replica Calenda- stai dunque smentendo il rientro di D’Alema e Bersani e l’alleanza con il M5S? Perché ciò è importante non solo per il PD, ma per la possibilità di alleanze con noi. Sono molto felice di questa notizia che chiude la stagione del campo largo. Bravo".

Ovviamente Bonaccini a questo punto non risponde più, per non smentire la ricostruzione del terzopolista.

Ma è ovvio che in una fase che doveva essere costituente, il Pd non riesce a uscire dal pantano non essendo in grado di imporre nessun argomento in agenda, non solo nel dibattito pubblico ma neppure in quello interno.

Un congresso privo dell'entusiasmo, del confronto, del coinvogimento, ma persino dell'istituzionalità di quelli che hanno rappresentato la storia della sinistra.

Ma che si sta consumando nell’ennesimo gazebificio e scontro sulle regole per scegliere il prossimo segretario da bruciare sull’altare dei posizionamenti e delle correnti in un momento in cui, allontanati dal potere e dal poltronificio, anche questa conta diventa fine a se stessa.

E mentre Rosy Bindi fa risalire a Veltroni il tarlo del neoliberismo dissociandosi dalla sua storica frase “anche un imprenditore è un lavoratore”, a nulla servono gli appelli lanciati da Fassino e gli ex renziani del pd, esclusi da Letta, per affollare le fila di Bonaccini sperando in una riesumazione. Il Governatore ha gia detto che non ci sarà più spazio nella sua segreteria per gli ex dirigenti, e quindi affida al giovane vecchio Brando Benifei la costruzione del programma, sperando non finisca come i suoi voti in Parlamento Europeo su Venezuela e Ucraina.

E infatti l’epitaffio ce lo mette Andrea Orlando: “Non mi convince chi si aggrega a quell'area

pensando di bilanciarla: Bonaccini ha un prodotto con una sua logica, che non verrà messa in discussione da chi arriva dopo”.

Un prodotto evidentemente frutto del profitto, o dell'ordoliberismo. Avvisare la ditta.

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