A segno il pressing del Pdl: l'Iva al 22% solo da gennaio

Iva al 22% solo da gennaio. C'è l'impegno di Letta: "Ci proviamo, ma non decidiamo noi. Il governo non può stampare moneta"

A segno il pressing del Pdl: l'Iva al 22% solo da gennaio

Roma - Rinviare l'aumento dell'Iva è possibile. Di più: è «plausibile». Usa questo termine Maurizio Lupi, ministro dei Trasporti, parlando dello slittamento dell'aumento dell'Iva a dicembre che sempre di più viene invocata come misura fondamentale per «ridare slancio alla crescita del Paese». Anzi, Lupi spera di sbianchettare del tutto il +1. «Ci siamo dati due obiettivi - dice a Bologna, a margine dell'inaugurazione della nuova stazione dell'Alta velocità - l'eliminazione dell'Imu sulla prima casa, per la quale ci siamo dati tempo al 30 agosto. Ed evitare l'aumento dell'Iva. Speriamo che questo aumento non sia fatto e possa essere dato un segnale urgentemente forte». Un auspicio che poche ore dopo viene confermato da Enrico Letta in persona: «Dico che ci proveremo a evitare l'aumento dell'Iva, ma che non lo decidiamo noi: quell'aumento nasce nel 2011. Tra i poteri del governo non c'è quello di stampare moneta». Letta torna anche sulla riforma dell'Imu: «Abbiamo approvato un decreto che fissa al 31 agosto la riforma dell'Imu. Le modalità saranno note in quel momento, poi il Parlamento deciderà se approvarle».

Di Imu aveva parlato venerdì anche il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, che aveva formulato la speranza che «si possa trovare una rimodulazione dell'imposta delle fasce più basse del Paese». Una buona volontà che ha fatto però arrabbiare Renato Brunetta: «Sorprende - dice l'ex ministro - che un ministro tecnico, come Saccomanni, dimostri di non conoscere i fondamentali e le regole elementari di ogni sistema fiscale. L'Imu è un imposta reale. Si applica alle cose e non alle persone. Se venisse meno questo principio le accise, ad esempio, dovrebbero seguire la stessa regola. Andremmo così dal distributore di benzina, con in tasca la nostra dichiarazione dei redditi, per pretendere, anche in questo caso, uno sconto fiscale. Sarebbe il caos». «Naturalmente - attenua poi il concetto Brunetta - quel principio può essere temperato, ma basandolo solo su riscontri oggettivi: la tipologia degli immobili, il numero dei figli e via dicendo. Se si superasse questa soglia si snaturerebbe il tributo. E a pagare l'imposta sarebbero soprattutto coloro che già pagano le imposte. Mentre i ricchi evasori, che nascondono i loro redditi, godrebbero di uno sconto ulteriore».A premere per rimandare e se possibile evitare del tutto l'aumento dell'Iva è in particolare il Pdl, come ricorda il portavoce alla Camera Mara Carfagna: «Faremo di tutto per incalzare il governo a trovare le coperture necessarie per evitare l'aumento dell'Iva, aumentarla in una fase come questa significa frenare ancora di più i consumi». Secondo l'ex ministro, «un rincaro non aiuterebbe sicuramente l'economia che ha bisogno di riprendersi, non aiuta un Paese che tenta di uscire da una fase di recessione che dura ormai da tanto troppo tempo».

E ieri Saccomanni, nel suo intervento al Consiglio delle relazioni Italia-Usa a Venezia, si è concentrato su un altro grave freno alla ripresa, l'imposizione fiscale sulle imprese: «Vogliamo ridurre le tasse sulle aziende e sul lavoro cercando di trovare finanziamenti tagliando le spese, riducendo sussidi e togliendo incentivi creati in modo troppo generoso in passato».

Saccomanni ha anche annunciato che il governo presenterà a breve «misure nel campo delle liberalizzazioni» e per la riduzione del sistema burocratico per le imprese, «per consolidare il sistema delle aziende perché troppe aziende non hanno capitali sufficienti per competere sui mercati internazionali».

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