SI PARTE DI TASSE

Questa tassa sulle rendite finanziarie, compreso il debito pubblico e il risparmio postale, i titoli più semplici e accessibili agli umili è una operazione sommamente iniqua

Mentre il ministro dell'Economia Padoan non si è ancora insediato, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Delrio detta la linea di politica fiscale, annunciando che non adotterà la patrimoniale straordinaria, ma - in compenso - aumenterà la cedolare sulle rendite finanziarie, compreso il debito pubblico. Non si sa di quanto sarà l'aumento sulla rendita sui titoli di Stato, che sino qui ha fruito di una cedolare del 12,5% mentre le altre rendite del risparmio diffuso sono tassate con cedolare al 20%. Sembra che si pensi a una unica aliquota del 23% che, per i titoli pubblici, implica un aumento di 10,5 punti. Essendo l'aumento generale, colpirà anche il risparmio postale, tassato ora anche esso solo al 12,5%. Con questa misura di tassazione generale del piccolo risparmio finanziario, lo Stato potrà mettere insieme senza fatica 5-8 miliardi all'anno, per eliminare l'Irap sui costi del lavoro, senza tagliare le spese improduttive, operazione scomoda, che disturba molte lobby e centri di potere elettorali, come le migliaia di imprese comunali in perdita, che Delrio e Renzi, il duo tosco-emiliano, conoscono bene, essendo ex sindaci, fautori del municipalismo, come base del potere. L'abolizione dell'Irap sui costi del lavoro è un ottimo provvedimento, che serve al rilancio dell'economia. Ma questa tassa sulle rendite finanziarie, compreso il debito pubblico e il risparmio postale, i titoli più semplici e accessibili agli umili, che hanno qualche euro da metter via, raggranellato a fatica, e vogliono un buon rendimento, di natura certa, è una operazione sommamente iniqua, che reca con sé dei pericoli psicologici di non poca importanza. Infatti la ragione per cui sino ad ora per questi titoli è rimasta la cedolare secca del 12,5% (il governo Monti ha evitato di aumentarla, quando ha aumentato al 20% la tassa sulle altre rendite finanziarie) non è stata solo una considerazione di equità ma anche di prudenza, nei riguardi dei risparmiatori che investono in debito pubblico e nella banca della Posta che è statale.

Lo Stato intende rispettare il patto con chi gli presta il denaro? Intanto le banche e le società finanziarie sono contente, perché loro questo aumento sulla rendita del debito pubblico non lo subiscono non avendo la cedolare secca sulle rendite finanziarie. Ed al cliente che vuole comprare i loro titoli potranno dire che si tratta di investimenti preferibili non solo a quelli nel mattone (torturato da Imu più Tasi) ma anche a quelli nella rendita pubblica e della Posta.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica