Il silenzio colpevole sui due colpevoli

La cattiva politica di Regioni e Comuni dovuta a un sistema di autonomie sballato si somma alla giustizia insensibile ai problemi della gente

Italia infelice, euro maledetto e anche dove è finito lo Stato di diritto? In Italia negli ultimi anni sono raddoppiati i fallimenti di imprese per colpa dei ritardi di pagamenti delle amministrazioni pubbliche, sono aumentati i furti e le estorsioni a causa della crisi economica che ha generato persone disperate, mentre diminuiscono i viaggi per le vacanze, per chi riesce a sopravvivere.
Questi tre quadri emergono da studi della Confederazione artigiana di Mestre, della Banca d'Italia e della Confartigianato nazionale. Ed assieme fanno capire che, benché adesso ci sia un governo di coalizione che cerca di affrontare la crisi sulla base di una politica meno unilaterale di quella del governo Monti - che ci aveva riempito di imposte e non aveva prestato alcuna attenzione alla crescita, sulla base di criteri di libertà economica - molte cose restano da fare per uscire dal tunnel in cui ci siamo cacciati, in parte per colpe nostrane e in parte perché siamo stati troppo supini rispetto alla Germania e alla Francia nella gestione dell'Eurozona.
Fra le colpe di casa nostra ne emergono due, su cui di solito tace la grande stampa d'opinione, cioè la cattiva politica di gran parte delle Regioni e dei comuni dovuta anche a un sistema di autonomie sballato e la mancanza, da parte della nostra amministrazione giudiziaria, di una sensibilità per i problemi della gente comune, protesa come è al protagonismo politico e mediatico. La Cgia di Mestre in effetti ci informa che nel quinquennio tra il 2008 e il 2012 a fronte di oltre 52.500 fallimenti di aziende registratisi in Italia, un 30 per cento, vale a dire 15.100, sono dovuti ai ritardi nei pagamenti delle Pubbliche amministrazioni, il doppio di prima. Questi ritardi in gran parte riguardano le Regioni per il settore della sanità e per le opere pubbliche e per gli acquisti di beni e servizi, le province e i comuni, che spendono allegramente nel campo delle spese correnti e in quelle di capitale senza avere titolo per farlo, barando sul «patto di stabilità interno». Mentre in effetti lo Stato e gli organi di controllo non sembrano accorgersi di tutto ciò. Ne conseguono ritardi enormi nei versamenti del dovuto ai creditori. Nel 2013 questi ritardi sono diminuiti del 6%, il che non è granché. Ma lo Stato si è caricato dei debiti pregressi di Regioni, Province e Comuni e loro enti e il debito pubblico statale è aumentato. Il quesito che bisogna porre è se si stanno adottando regole serie affinché questo giochetto di scaricabarile non continui. Ed ecco il secondo quadro, che riguarda i temi della giustizia, non quelli dei «piani alti» di cui si occupano il Fatto Quotidiano, Repubblica e la sinistra al caviale, ma quella della gente comune. Secondo ricerche della Banca d'Italia la crisi ha fatto aumentare, nel nostro Paese, i furti e le estorsioni, due tipi di reati che, per essere posti in atto, non hanno bisogno di una particolare abilità. Invece non sono aumentate le rapine e i reati della criminalità organizzata, che comportano, una abilità e una organizzazione ad hoc.
Secondo questa ricerca, una riduzione del 10% dell'attività economica ha comportato un aumento del 6% dei furti e del 10% delle estorsioni. Compito primario dello Stato sarebbe quello di combattere i reati che danneggiano la generalità dei cittadini. Ma che cosa fanno i tribunali italiani, con la loro polizia giudiziaria, per combattere questi reati comuni a carico della gente comune? Ed ecco il terzo quadro: otto milioni di italiani rinunciano alle vacanze estive, cui si erano abituati mentre i restanti 23,3 milioni le affrontano con costi rincarati. Ricordo che 15 anni fa quando Prodi e il suo governo fecero aderire l'Italia nell'euro, senza adottare regole e riforme adeguate, loro dissero che saremmo entrati in una sorta di paradiso terrestre. La domanda è: si trattava di quello che risulta dai tre quadri che abbiamo visto più le imposte di Monti? E meno male che l'aumento dell'1% dell'Iva che doveva scattare il primo luglio non c'è stato.

segue a pagina 9

di Francesco Forte

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