Silvio fa contento Alfano: domani sarà al vertice Pdl

Berlusconi rientra dal Kenya: parteciperà all’ufficio di presidenza del partito che darà il via alle primarie. Ma continua a pensare a una lista con esponenti della società civile

Che gli orologi non siano af­fa­tto sincronizzati e gli ora­ri non tornino di qualche ora conta poco. La sostanza è che domani Silvio Berlu­sconi sarà all’ufficio di presidenza del Pdl che dovrà dare il via libera alle tanto sofferte pri­marie. E il fatto che via dell’Umiltà lo annunci per mezzogiorno e il Cavaliere ce l’abbia in agenda per le due del pomeriggio è solo un dettaglio. Quel che con­ta, infatti, è che - a me­no di sorprese- l’ex pre­mier darà fisicamente la sua benedizione, co­me più volte gli ha chie­sto in questi giorni An­gelino Alfano. Una cir­costanza non di poco conto se si considera quanto sull’operazio­ne Berlusconi sia scetti­co.

Non solo perché considera le primarie un inutile dispendio di denaro, ma pure perché teme che alle fine serviranno solo a far emer­gere distinguo e divergenze politi­che senza portare a quel riavvici­namento con la propria base elet­torale di cui sono convinti Alfano e i big di via dell’Umiltà.Senza con­siderare un dettaglio: Berlusconi continua a pensare ad una o più li­ste da affiancare a un Pdl che non lo appassiona più.
E qui sta il punto. Perché il Cava­liere ha sì dato il
via libera alle pri­marie e rassicurato l’ex Guardasi­gilli sul fatto che domani ci sarà, ma le sue perplessità restano tut­te.

Tanto che pur essendo rientra­to dal Kenya ieri sera in tempo per andare a San Siro a vedere Milan-Malaga e pur essendo atteso per oggi a pranzo a Roma quando in­contrerà Alfano, più d’uno nel par­tito teme che l’ex premier possa decidere di disertare l’ufficio di presidenza di domani (circostan­za­che a Palazzo Grazioli viene ca­tegoricamente smentita).In verità, al di là della vicinanza fisica il vero problema resta la di­stanza di vedute. Il fatto che Berlu­sconi continui a pensare ad altro. Intanto a una riedizione di Forza Italia eppoi a quella lista «L’Italia che lavora» composta solo da esponenti della società civile che non abbiano mai messo piede in Parlamento e siano in grado di au­tofinanziarsi. Liste da affiancare al Pdl e magari a quella della Lega o di Giulio Tremonti (il faccia a fac­cia con Umberto Bossi, Roberto Calderoli, l’ex ministro dell’Eco­nomia e Aldo Brancher sarà pre­sto rimesso presto in agenda).

Il problema è che se Berlusconi dovesse accelerare in questo sen­so ci sarebbe il rischio di svuotare le primarie. Nell’eventualità in cui il Cavaliere lanciasse una sua lista, per dirne una, Giancarlo Ga­lan non ha dubbi: «Starei con lui». Il che potrebbe avere come conse­guenza anche che possa ritirarsi da candidato alle primarie. E ieri, chi in chiaro e chi off the record , più d’uno criticava le regole ab­bozzate durante la riunione a via dell’Umiltà.«Non vorrei che fosse una versione americana all’ama­triciana. Le primarie ci sono se c’è partecipazione», dice Daniela Santanchè. Ecco, in una situazio­ne del genere e con Giorgia Melo­ni che ancora non ha sciolto la ri­serva perché gli ex An vorrebbero non scendesse in campo in modo da poter appoggiare Alfano, l’ex Guardasigilli potrebbe trovarsi a dover correre primarie depoten­ziate.

Primarie alle quali - dice la Santanchè - Berlusconi non an­drà comunque a votare perché «non lo appassionano».

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