Sorpresa, per gli americani i nostri vizi diventano virtù

Siamo mammoni e gaudenti, ce la prendiamo comoda e facciamo tanti strappi alle regole. Tutti "difetti" positivi. Che Oltreoceano ci invidiano

Sorpresa, per gli americani i nostri vizi diventano virtù

Siamo partiti alla grande in questo 2014, andiamo a gonfie vele: sta calando vertiginosamente persino lo spread tra quello che gli altri pensano di noi e quello che realmente siamo. Fino a poco tempo fa la differenza era abissale: sugli scenari internazionali giravano le copertine con il piatto di spaghetti, il mandolino e la lupara, al massimo ci concedevano qualche velleità con la Ferrari, però guidata da uno straniero. Non parliamo nemmeno delle agenzie di rating, che se potessero ci rifilerebbero un'eterna B con tre meni e lo speciale asterisco per una dicitura specifica: «Irrecuperabili».

La più sentita riconoscenza allora a miss Lisa Miller, che senza impegno da noi volentieri chiameremmo Monna Lisa, giornalista americana capace di uscire dagli stereotipi dell'italiano mafioso e cialtrone per tentare l'elenco delle nostre virtù, se non proprio tutte almeno sette, sette come i vizi capitali, sette così belle da renderci invidiabili agli occhi degli americani.

Però. Quando è arrivata la notizia dall'Huffington Post sono corso a leggermi l'estasiato elenco, nella speranza che finalmente qualcuno facesse giustizia e restituisse almeno qualcosa alla nostra secolare tradizione umanistica, alla nostra flessibilità di pensiero, alla nostra intuizione, alla nostra arguzia, alla nostra creatività, al nostro spirito di adattamento, al nostro orgoglio e al nostro animo inguaribilmente generoso, insomma tutto il campionario che i cinesi ci stanno comprando in blocco, senza nemmeno tirare sul prezzo. Mi aspettavo cioè che fossero messi nero su bianco i segni distintivi dell'italiano vero, quelli solitamente taciuti all'estero, non per distrazione, ma per semplicissima invidia, perché gli italiani saranno pure farfalloni e saltuariamente mafiosi, tutto quanto di peggio si possa pensare, ma non grulli e ottusi, questo certo no.

Leggo avidamente e alla fine scopro che siamo oltre la pizza e gli spaghetti, ma nemmeno di tanto: sostanzialmente, Monna Lisa ci invidia perché sappiamo goderci la vita, declinando questo valore in tutte le possibili applicazioni, dalla cucina al tempo libero, dal galateo alla moda, dalla chiacchiera al relax. È un elogio toccante, un elogio che arriva persino a riconoscere come altamente positivo il mammismo, fenomeno tutto italiano vissuto dagli indigeni con un certo imbarazzo e molti sensi di colpa (da qui il neologismo spregiativo «bamboccioni»), ma evidentemente rivalutato di molto all'estero, dove notoriamente i figli tendono a lasciare i genitori il prima possibile, l'ideale intorno ai sei anni, magari picchiandoli selvaggiamente nel momento catartico di recidere l'odioso cordone ombelicale.

È già qualcosa, questo omaggio: riconosciamolo grati. Ma direbbe Saccomanni: è solo una parvenza timidissima di possibile e ipotetica ripresa. Non è per fare gli strafottenti, ma sostanzialmente la vecchia Lisa ci concede una generosa patente di impareggiabili gaudenti, di amabili sfaccendati, di assorti esteti, come una specie di folkloristica tribù primitiva, un po' agreste e un po' arcadica, comunque totalmente incapace di rendersi utile al mondo. Diavolo: tra le sette virtù elencate, ce ne fosse una che ci riconosce il talento di combinare qualcosa di concretamente efficace.

E allora sa che c'è, amica Lisa? C'è che il nostro curioso modello sociale - mammista, solidale, enogastronomico, agrosilvopastorale - lo conosciamo bene e ce lo teniamo stretto, vero e proprio articolo uno del famoso Made in Italy. Non è così importante che qualche autorevole agenzia di rating o qualche generosa giornalista lo certifichi e lo sdogani: ci piace e ci basta così com'è, perché l'abbiamo costruito con una storia millenaria e non sarà qualche nostro idiota provinciale reduce da un viaggio oltre Chiasso a convincerci che dobbiamo smantellarlo, «per adeguarci ai parametri internazionali». Più che altro è un modello pieno di storture e di ingiustizie che dobbiamo urgentemente sanare, questo sì, ma il difetto non sta nel modello, bensì nell'anima persa di tanti italiani rinnegati, perché è noto come tra le nostre prerogative ci siano stabilmente anche furbizia e individualismo sfacciati.

Comunque grazie lo stesso, miss Lisa: meglio la sua pagella che due dita negli occhi.

Per contraccambiare, non mancheremo di elencare le virtù vostre che ammiriamo qui. Dopo dettagliata analisi antropologica, possiamo davvero invidiarvi perché vi siete fatti Disneyland, costruite grattacieli altissimi, mangiate hamburger e avete le vigilesse ciccione. Wonderful.

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