Uno Stato illiberale dal portafoglio al voto in Senato

C'è una impressionante analogia fra l'abolizione dell'uso del contante che il governo Letta, tramite il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, vorrebbe imporre a tutti gli italiani, e l'abolizione del voto segreto per i giudizi che riguardano le persone sgradite, decisa dalla giunta per il regolamento del Senato con i voti del Pd e dei grillini e quello determinante di una senatrice del gruppo Monti. Il libero uso del contante è il libero voto del cittadino nel mercato, per la scelta di ciò che preferisce, tramite la spesa del suo potere di acquisto, in regime di privatezza, senza controllo del fisco e delle banche e della piazza. Il voto segreto sui casi che riguardano le persone nel Senato è il libero uso del proprio voto da parte dei parlamentari, nella (...)

(...) loro privatezza, senza il controllo del partito, della lobby retrostante e della piazza. Si tratta, in entrambi i casi, di non denudare le persone, privandole delle proprie libere scelte private facendole diventare non più persone, cioè soggetti, ma membri di un gregge, sottoposti al controllo del Grande fratello. E di chi ci sta dietro. Nel caso dell'abolizione del contante il Grande fratello è il fisco. Il potere illimitato di controllo sulla vita privata, che esso ottiene con l'abrogazione del contante, è inutile e controproducente ai fini tributari. Infatti, per una tassazione equa e ragionevole, basta stabilire la completa trasparenza della contabilità Iva, collegandola a uno specifico conto bancario ad essa dedicato. Per evitare la fuga all'estero del risparmio individuale e dell'impresa, servono le aliquote ragionevoli e il collegamento delle tasse e dei contributi sociali ai servizi pubblici, resi ai rispettivi contribuenti, non il terrorismo tributario. L'abolizione del contante serve per fare il processo in piazza al contribuente, sgradito al fisco, di solito adesso quello borghese. Infatti il dottor Befera, direttore generale delle Entrate ed inventore dello spesometro inquisitorio, ha ammesso che c'è l'evasione di sopravvivenza. E il guru economico di Matteo Renzi ne ha desunto che per i contribuenti non abbienti ci vuole clemenza. Le imposte devono ghigliottinare i borghesi, con il plauso di chi ha diritto politico di non pagare. Ma dietro il Grande fratello del fisco, il vero interessato alla abrogazione del contante è il sistema delle banche, che così possono raccogliere tutti gli stipendi, le pensioni e gli incassi delle famiglie e del pulviscolo di lavoratori autonomi e imprese minori, man mano che si formano e che riaffluiscono ai conti correnti. Le banche possono cosi fissare bassi tassi di interesse sui conti correnti dato che l'obbligo di non usare il contante impone di tenere il denaro in banca. Ed ecco il collegamento con il voto palese al Senato, quando sono coinvolti giudizi sulle persone, deciso sulla base della delibera a maggioranza semplice e voto palese della giunta del regolamento. Sicché è possibile spogliare, in casi singoli, i senatori della loro privatezza, quando si vuole imporre la volontà del Grande fratello che sta dietro questi decisori. In questo caso, si vuole fare il processo in piazza, per ordine del partito e della lobby, al senatore scomodo che sostiene la causa della libertà dalla ghigliottina fiscale e da quella dirigista e dei monopoli economici. Il cerchio si chiude con la pesante tassazione della proprietà immobiliare della prima casa e della seconda casa. E anche dell'eventuale immobile in affitto che il borghese o piccolo borghese si è procurato, con i suoi risparmi, per tutelare la famiglia dai rischi del futuro. L'Imu vessatoria escogitata da Monti che sostiene il voto palese sui giudizi del Senato nei casi personali e integrata da Saccomanni con la cosiddetta Tassa per i servizi Indivisibili, che è una addizionale all'Imu con aliquota arbitraria, ha come scopo di spogliare la persona del suo habitat. C'è, dunque, dietro queste tre decisioni, un modello unitario, illiberale. Con un grave inconveniente, che si tratta di controlli intrusivi da parte di poteri deboli, al loro interno frammentati. Anche per essi, come per l'Italia nel complesso, c'è bisogno di più concorrenza e di più libertà personale e generale.

segue a pagina 8

di Francesco Forte

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