Tregua per le riforme Il dovere della destra

Contro l'antipolitica e gli estremisti che vogliono il caos si appelli ai moderati di centro e sinistra: il Paese responsabile legittimerà l'incontro tra tecnica e politica

Tregua per le riforme Il dovere della destra

Se la sinistra anti­politica si sveglia triviale ed eversi­va, con gli attac­chi squinternati a Napoli­tano («una salma») e l’evo­cazione delle «mazze da baseball» per rompere la testa a tecnici e partiti (un corsivista acceso nel Fatto quotidiano ); se il «dema­gogo di turno» minaccia sfracelli e intanto litiga con gli altri demagoghi di turno, tutti in fila per un pezzetto di potere dissi­mulato da rivoluzione contro i partiti; se D’Ale­ma si è stufato di aspettare la manna del governo e la­vora per destabilizzare e votare a ottobre; se la sin­dacalista Camusso, tra una censura e l’altra della discussione democratica in fabbrica, ciancia di scio­p­ero generale per consoli­dare la sua presa corpora­tiva sugli iscritti e l’alone di protettrice dei deboli della Cgil, il sindacato re­sponsabile con altri sia del debito pubblico sia del­la disoccupazione giova­nile; se il club dei miliarda­ri fianchegg­iato e finanzia­to da Carlo De Benedetti si mette sulla scia dell’anti­po­litica contro riforme co­stituzionali da qua­rant’anni urgenti; se Re­pubblica capeggia la nuo­va crociata dei Pm d’assal­to e dei manettari fatta di intercettazioni e diffama­zioni basate sul nulla, in particolare nel processo per concussione e prosti­tuzione minorile in cui nessuno fu concusso e nessuna minorenne fu prostituita; se se se... allo­ra che devono fare le persone con la testa sulle spal­le?

Date retta a me, acco­darsi alla caciara è un sui­cidio politico. Bisogna in­chiodare la sinistra e l’estremismo alle loro responsabilità. Gli italiani sono cinici, si aspettano due risate da Grillo, e ac­corrono in massa, ma san­no che molti di loro hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità, non so­lo i partiti e la casta, che c’è da risanare con qual­che seria rinuncia, che due-tre-quattro anni di governo meno conflittuale del soli­to, meno evanescente del solito,sono pre­fer­ibili a una riedizione in peggio dell’ese­cutivo dell’unione, il caravanserraglio in­capace di decidere alcunché, e di governi di centrodestra che sono paralizzati dal sistema istituzionale e dai loro stessi clamo­rosi difetti. Quei ciniconi dei nostri com­patrioti sono ovviamente infuriati per le tasse, per il credito mancante,per le dram­matiche diffi­coltà che incontreremo e in­contriamo nel riavviare il motore dell’eco­nomia stagnante di tutti questi anni, e un governo che non ha per sé una legittima­zione dal basso è per sua natura forte quando decide ma debole quando le sue decisioni sono misurate con il metro del­la democrazia politica, del consenso dei governati, anzi dell’autogoverno repub­blicano.

La destra ha dunque il dovere di propor­re una fase di tregua, di unione nazionale, di incontro tra tecnica e politica, e di chie­dere al Paese una responsabile legittima­zione dal basso di questa prospettiva. E si farà capire, accidenti se si farà capire. Le tasse sono un fardello oppressivo, ma il sette per cento di recessione alla greca, un mezzo default, la svalutazione dei tito­li di Stato e del risparmio, la prospettiva del declino e dell’isolamento in Europa nel crollo ulteriore di consumi e investi­menti, beh, tutto questo che è il vero sce­nario di teatro che abbiamo di fronte se trionfa il casino, tutto questo spaventa e a ragione molto di più. Scardinata in parte la Lega, vogliono scardinare la Lombar­dia, una Regione di nove milioni di abitan­ti in cui si concentra gran parte della ricchezza nazionale, e con i soliti metodi, lo sputtanamento con il mezzo aiutino de­gli Henry John Woodcock e soci. Ma vole­te che gli italiani non capiscano che tutto questo è libidine di potere, voglia di ven­detta politica e sociale, rancore al posto dello stato di diritto?

Monti ha finito la sua luna di miele, ed è durata anche troppo date le circostanze, ma le cose da fare le conoscono tutti, e all’ingrosso, a partire da una campagna per lo sviluppo economico focalizzata su Ber­lino e la Banca centrale di Francoforte, per la riparazione del torto del credito ine­vaso da parte dello Stato e per un ridimen­sionamento della prepotenza delle ban­che, non ci sono alternative realistiche, per chi non giochi allo sfascio, a un atto di consapevolezza e di tenacia. I nemici del governo oggi stanno tutti nello slabbrato centrosinistra, nel fronte che vuole la pel­le di Berlusconi per ragioni ignobili, per­ché la morte civile del nemico, anzi del­l’Arcinemico, significa un premio robu­sto all’Italia intollerante, faziosa e incivile che alla logica dell’alternativa preferisce sempre il caos.

L’occasione è questa.

La destra riassu­ma un profilo riformatore e di ordine men­tale che è parte della sua radice e anima storica, faccia appello a quella parte del centro moderato e della sinistra in imba­razzo davanti ai giochi di ruolo e di pseu­do guerra civile che animano il campo sbrindellato della demagogia, e si conqui­s­ti sul campo una reputazione di forza rea­lista, patriottica, ostinata, capace di non far passare una nuova stagione di immo­bilismo e di mascherate conflittuali che danneggerebbe la stragrande maggioran­za dei cittadini.

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