"Troppa ingerenza in Rai". Il Pd frigna contro il governo, l'Ue lo spalleggia

Il commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton, risponde a un'interrogazione sulle nomine dell'attuale esecutivo italiano presentata da esponenti del gruppo dei Socialisti europei. Peccato che la sinistra abbia sempre saccheggiato il servizio pubblico quando è stata al potere

"Troppa ingerenza in Rai". Il Pd frigna contro il governo, l'Ue lo spalleggia
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In assenza di temi più urgenti da affrontare, l'Unione Europea non trova altro di meglio da fare che lanciare un monito al governo italiano per progettare una riforma della Rai che garantisca una piena e vera indipendenza del servizio pubblico televisivo. Il commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton, non lascia spazi a equivoci: "La Commissione è consapevole dei rischi di ingerenza politica che incidono sull'indipendenza dei media di servizio pubblico in Italia". Un timing che appare assai sospetto, tenendo conto che la dinamica con la quale avviene la nomina dei nuovi dirigenti Rai - che spetta per legge all'esecutivo in carica - è in vigore da circa da settant'anni, ovvero quando Giorgia Meloni doveva ancora attendere due decenni abbondanti prima di nascere.

Il richiamo della Commissione, tuttavia, viene spiegata con il fatto che una delegazione del Partito democratico abbia deciso di farsi sentire: dieci esponenti italiani del gruppo dei socialisti (S&D), a cui si sono aggiunti la francese Sylvie Guillaume, l'austriaco Hannes Heide, la tedesca Petra Kammerevert e lo spagnolo Domènec Ruiz Devesa, lamentano l'intera gestione della Rai sotto il centrodestra, facendola risalire alle dimissioni rassegnate lo scorso maggio scorso da Carlo Fuortes, seguite dagli addii di diversi giornalisti e conduttori: Fazio, Annunziata, Berlinguer e Gramellini. Un fuggi fuggi generale che ha inquietato le anime in pena non solo del gruppo dei socialisti nell'Europarlamento, ma pure del governo dell'Europa. Quest'ultima ha deciso, quindi, proprio adesso - guarda caso - di ravvisare un'assenza di "indipendenza editoriale e finanziaria dei media di servizio pubblico" di cui "occorre rafforzare le salvaguardie". Insomma, secondo Breton rimane "la necessità di una riforma che consenta alla Rai di essere meglio attrezzata di fronte ai rischi di influenza politica e di dipendenza finanziaria dal governo".

Curioso che tutte queste sollecitazioni non fossero giunte a Palazzo Chigi negli anni in cui governava la sinistra, che per decenni non si è certa risparmiata sul fronte di "ingerenze" nei confronti dei programmi della Rai. Basterebbe osservare come la sola Rai3 si sia storicamente trasformata in un'emittente televisiva che, con la stragrande maggioranza dei programmi di informazione politica andati in onda, seguiva pedissequamente una linea ideologica che non era così distante da quella del Partito Democratico e dei suoi antenati (la famosa "TeleKabul"). Ora però che, per motivi del tutto indipendenti dagli eventuali desideri del governo, il terzo canale è diventato meno sinistrorso, il Pd va a piangere sulla spalla della Commissione europea.

La quale - proprio a causa dei reclami dem - sarebbe pronta ora ad aprire una procedura d'infrazione contro l'Italia. A dimostrazione di come, pur di strumentalizzare in maniera propagandistica certe vicende (tra l'altro inesistenti), la sinistra non si tiri mai indietro nel combinare disastri contro l'interesse dell'Italia.

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