Troppi brogli, stop alle tessere Il Pd è sempre più nel caos

Nuove iscrizioni solo entro domenica per frenare le polemiche. E il veterano Sposetti attacca: "Mi batto per far perdere Renzi"

Troppi brogli, stop alle tessere Il Pd è sempre più nel caos

La verità la dice Ugo Sposetti, vecchio combattente del Pci abituato a non usare perifrasi: «Io mi batto per far perdere Renzi».

Ecco, il problema che sta mandando in tilt il Pd è proprio questo: l'agguerrito fronte anti-Renzi non combatte per vincere, perché sa che non è possibile, ma per far perdere il più possibile il futuro segretario, scoraggiando la partecipazione alle primarie dell'8 dicembre per depotenziare l'investitura del «corpo estraneo» Renzi. Anche a costo di devastare l'immagine del Pd medesimo, come dimostra la guerra sul tesseramento. Che alla fine, dopo giorni di furiose polemiche, ieri si è deciso di bloccare (almeno per i nuovi iscritti, per quelli tesserati fino al 2012 si andrà avanti normalmente) entro questo fine settimana. Sposetti è scatenato: per lui le primarie sono «la degenerazione della politica: può votare chiunque passa, anche delinquenti, evasori, violentatori. E ad avvantaggiarsi del caos è Renzi». I renziani sono allibiti: «Sposetti è uscito di senno. Hanno talmente paura di Renzi che picconano il Pd», dice Andrea Marcucci.

La riunione di segreteria è stata lunga e - raccontano - assai accesa. Nell'organismo convivono anime contrapposte che si sono scontrate furiosamente su tutto. Al punto che il bersaniano D'Attorre si è scagliato contro la campagna di comunicazione sulle primarie (curata dal renziano Funiciello), chiedendo addirittura di togliere dai manifesti la scritta «le primarie sono aperte».

Alla fine, secondo i dati forniti ieri dal segretario Guglielmo Epifani, il «boom» degli iscritti è quanto meno dubbio: ai congressi provinciali hanno partecipato 320mila tesserati, ben 100mila in meno di un anno fa, ai tempi del match Bersani-Renzi. Gli iscritti totali, al momento, sono 600mila contro gli 800mila del 2012. I congressi contestati, dice il segretario, «si contano sulle dita di due mani», e saranno «severamente sanzionati».

Quanto ai risultati sbandierati (Cuperlo sostiene di aver eletto più segretari, i renziani lo contestano) Epifani taglia corto: «È difficile ricondurre gli eletti a un'appartenenza, perché non c'è alcun rapporto diretto tra la scelta dei segretari provinciali e quelli nazionali, a differenza che nel 2012». Cuperlo applaude la proposta di blocco del tesseramento, da lui perorato: «Così si rispettano gli iscritti». Renzi, esasperato dal polverone scatenato dai suoi avversari, si tira fuori con durezza dalle polemiche: «Nessun problema. Accetto le proposte altrui, le decisioni altrui, le regole altrui. L'importante è che finalmente il Pd torni a discutere di questioni concrete e non di regole interne». Regole, ricorda, che non lui ma «qualche comitato elettorale» ha cucinato e grazie alle quali «siamo piombati nella discussione sulle false tessere, spinti da un irrefrenabile desiderio di tornare a litigare e fare la conta, fasulla, sui segretari provinciali. Perché, sì, dai, facciamoci del male: un atteggiamento che in casa Pd conosciamo bene, ma che dall'8 dicembre finalmente cambierà». Sfilatosi Renzi, a litigare su come e se bloccare il tesseramento restano gli altri: Pittella dice no: «Lo stop significa mettere tutti sullo stesso piano. Non si possono colpire tutti per gli illeciti di pochi». Civati contropropone: basta conte fasulle, si aprano le primarie a tutti e quattro i candidati e si lasci scegliere agli elettori.

La cosa però richiederebbe una modifica statutaria, per farla dovrebbe riunirsi l'Assemblea nazionale, e l'ultima volta che ci hanno provato è finita a pesci in faccia e senza decisioni. Ergo, i più vorrebbero risparmiarsela.

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