Tutti gli errori che Monti non racconta

Con Monti un salasso di tasse durato 13 mesi che ha prostrato il Paese. E il debito pubblico è schizzato oltre ogni record

Tutti gli errori che Monti non racconta

Stupefacente conferenza stampa del presidente del Consiglio dimissionario. Toni sarcastici, narcisismo ai massimi, vuoto pneumatico di contenuto. Il Professore parla soprattutto di sé, del suo ruolo presente e futuro, di quelli che lo cercano, lo aspettano, lo vogliono. Caro Mario, consentimi una brusca tirata d'orecchi: non si fa così. Non è bello, non è corretto, non è giusto. In primo luogo per il paragone con De Gasperi. Per carità, capisco bene che la visibilità può dare alla testa. Le visite a palazzo di Scalfari, i mille servizi tv compiacenti, le interviste affettuose nei talk show della sinistra politically correct. Però, caro Mario, il paragone con De Gasperi non sta né in cielo né in terra. De Gasperi raccoglie un'Italia in ginocchio dopo un conflitto mondiale perso e due anni di guerra civile. Un'Italia con milioni di morti e l'intero sistema produttivo raso al suolo. Con l'aiuto degli americani la porta in Europa e dentro le alleanze occidentali, creando i presupposti del boom economico.
Tu hai governato poco più di un anno (senza passare per le elezioni), pescando nelle tasche degli italiani tutti i soldi che ti servivano per stare al tavolo di Angela Merkel e degli altri governanti europei. Lo hai fatto come l'ultimo dei parvenu, scegliendo colpevolmente una politica economica sbagliata che hai provato a rivendere con toni di arrogante moralismo. Non te lo perdono. E non te lo perdoneranno gli italiani, che stanno per utilizzare le urne per fare sentire la loro voce. Proprio quelle urne dalle quali il candidato a tutto Mario Monti si tiene a distanza siderale. Sarà un caso?

Caro Mario, visto che continui a citarmi, a Roma come a Bruxelles, segno che leggi con attenzione le mie analisi, mi permetto di ricordartene alcune. Senza che ti monti la testa, scusa la citazione un po' ironica, ma, con il tuo governo, con le tue tasse, con le tue cattive riforme, hai creato un deserto e l'hai chiamato credibilità. Per questo, nella conferenza stampa di ieri non hai detto nulla del tuo brillante anno. Quello che non hai voluto dire tu, lo scrivo io.
Non un indicatore socio-economico, in questi 13 mesi , ha mostrato segno positivo. Il Pil è in picchiata a -2,5%, la pressione fiscale è aumentata di quasi 3 punti, i disoccupati di un milione di unità, il potere d'acquisto delle famiglie è crollato (-4,1%), così come la produzione industriale (-6,2%), le compravendite immobiliari (-23,6%) e il mercato dell'auto (-18%). Il debito pubblico è aumentato, sia in valore assoluto (+82,7 miliardi), sia in rapporto al Pil (+4,4%), mentre il servizio del debito non è affatto diminuito rispetto al 2011.

Nel tuo anno di governo i rendimenti dei Btp decennali sono stati più alti financo dei 5 mesi più «caldi» di Berlusconi: 5,84% a 5,53%. Vale a dire 0,31% in più, sotto il tuo governo. E sono i rendimenti a fare il costo del debito, non lo spread. Era questa la tua missione? Per conto di chi? Di chi vuole comprarci in offerta speciale? Se in alcuni mesi del tuo governo il maledetto differenziale è diminuito, il merito è tutto della Bce: dei mille miliardi di finanziamento a tasso agevolato alle imprese e dell'annuncio «faremo tutto quanto sarà necessario per salvare l'euro» di Mario Draghi dopo l'ultimo scivolone di luglio. A poco, invece, erano serviti gli acquisti del 2010-2011, per quanto a te cari. Studia bene i numeri, prima di fare affermazioni azzardate. Non basta la tua parola.
E sulla crisi? Perché non hai mai provato a spiegarcela? Perché non ci ha mai detto cosa è veramente successo: da dove tutto è partito, perché siamo arrivati al punto di non ritorno in cui ci troviamo ora? Perché non hai detto agli italiani che fino a giugno 2011 il nostro Paese aveva rendimenti stabili e virtuosi (sotto quota 200) dei titoli di Stato, mentre questi hanno iniziato a salire dopo che Deutsche Bank ha innescato un meccanismo perverso e ostile di vendite che hanno portato alla riduzione del valore e all'aumento dei rendimenti dei titoli del debito sovrano dei Paesi più esposti alla speculazione?

E poi, perché non hai dato conto delle riforme sbagliate che hai fatto quest'anno sotto la pistola puntata alla tempia della Merkel e dello spread? Il tuo riformismo fondamentalista e conservatore ha portato all'introduzione dell'Imu, con relativa contrazione del valore del patrimonio immobiliare. Ha portato all'aumento della tassazione sulla proprietà, già ai massimi livelli nelle classifiche Ocse; alla riduzione della produzione nel settore delle costruzioni, fondamentale in economia; al crollo delle compravendite di immobili. Insomma, è stato impoverito quell'oltre 80% di italiani che abitano nella loro casa. Non è giusto. E non è bello il modo con cui hai rivendicato questa ingiusta tassa in conferenza stampa. Minacciando la necessità di raddoppiarla se qualcuno solo si azzardasse a toglierla. Ma per conto di chi parli, Mario? Non si governa con le minacce basate sulle falsità.
E la riforma delle pensioni? Ha avuto il solo risultato di produrre il guaio tossico di 350mila «esodati». Tossico perché mette insieme ingiustizie e opportunismi, producendo più costi che benefici. Forse era meglio non far nulla. Come era meglio non far nulla sul mercato del lavoro, la cui riforma sta facendo schizzare ai livelli più alti in Europa la disoccupazione giovanile, a causa del mancato rinnovo dei contratti a termine. Avevamo bisogno di più flessibilità nell'assumere, abbiamo prodotto solo un blocco. E a pagare sono stati, e saranno, i giovani. E la mitica spending review, per quanto lunga e tempestosa, alla fine non si è concretizzata in altro che in banali tagli lineari, con risultati risibili.

Nella tua conferenza stampa non hai citato espressamente il baratro in cui stavamo precipitando col precedente governo, e gli stipendi degli statali a rischio. Forse ti sei vergognato di queste balle. O forse te le riservi per qualche altra occasione. Auguri.
Caro Mario, negli ultimi anni l'Italia ha vissuto dentro due bolle: una negativa, di pregiudizi e demonizzazioni, contro Berlusconi e una positiva, tutta applausi, consensi, sorrisi e positività, che fin dall'inizio ha baciato il tuo governo e che prescinde dalla realtà. Per la prima bolla Berlusconi ha portato l'Italia al disastro; per la seconda, Monti l'ha salvata. È fin troppo facile dire che non è vera né l'una né l'altra. Anche perché, i risultati della tua politica economica sono sotto gli occhi di tutti. Il tuo è stato un anno di pacche sulle spalle e di apparente apprezzamento in campo internazionale, salvo poi vederci isolati in India, come a Bruxelles, o additati al pubblico ludibrio a Washington. Con il risultato che l'Italia è sempre più sola, soprattutto in Europa. Unico contribuente netto (cioè paghiamo all'Ue più di quanto riceviamo), che non sa con chi stare. A parole (quasi da sindrome di Stoccolma) con la Merkel e i rigoristi, ma con tanta voglia del contrario. E con il risultato di rimanere soli. In Europa non hai ottenuto nulla: sei stato ininfluente sull'unione bancaria, che ci sarà quando e come vorrà la Merkel, cioè dopo le sue elezioni di settembre. Nulla sugli eurobond, sull'unione politica, sull'unione di bilancio.

Per questo a Bruxelles ti amano: obbedisci e non disturbi. Per questo ti vorrebbero ancora alla guida del governo italiano, a destra come a sinistra. Ma per fortuna ci sono ancora gli italiani, con il loro voto e la loro libertà. Nonostante i giornaloni, produttori di populismo, nonostante le banche, i poteri forti, le cancellerie arroganti e interessate. Cui l'Italia di Berlusconi non è mai andata giù. Tutti tuoi amici. Tutti dalla tua parte. Ci sarà pure una ragione di tanto consenso...

C'è un'Italia, che voi avete ignorato e vessato. È quella di chi cerca di aprire un negozio o fondare un'impresa. Un'Italia che ha bisogno di credito accessibile e di burocrazia seria, ma amica. Un'Italia che ha bisogno di una speranza, non di un richiamo infinito e crudele al rigore. Oggi la gente sta male, mentre le banche fanno utili da record. Le tossine di questa stagione sono, dunque, tante. Alla fine, abbiamo buttato via un anno e, per giunta, ci troviamo con l'equivoco Monti, il tuo equivoco. Insomma, stiamo peggio di prima. Altro che credibilità riconquistata.

Rischiamo di tornare all'Italietta subalterna, ricattata, eterodiretta, di antica memoria. Il tuo progetto politico, la tua «salitina» in campo a questo rischia di portarci. Siamo sicuri che gli italiani, gente seria, non lo consentiranno.

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