Valditara contro la preside. Sollevazione da sinistra

Ministro dell’Istruzione contesta la lettera della dirigente di Firenze: "Non c’è pericolo fascista"

Valditara contro la preside. Sollevazione da sinistra

In Italia persiste un divieto implicito: non si può sostenere che la nostra scuola e qualche suo attore tendano alla politicizzazione e all'ideologizzazione. L'insegnamento e l'educazione sono strumenti essenziali delle «casematte» del potere. E non è consentito provare a invertire l'andazzo. Si spiega così la bufera suscitata dalle parole del ministro Giuseppe Valditara sulla lettera della preside Annalisa Savino. Il capo del Dicastero dell'Istruzione e del Merito ha definito la missiva «impropria» e si è detto «dispiaciuto» per l'iniziativa del dirigente scolastico, aggiungendo che «in Italia non c'è alcuna deriva fascista autoritaria» e che «difendere le frontiere, ricordare il proprio passato e l'identità di un popolo non hanno niente a che vedere con il fascismo e nazismo». Poi la stoccata: «Se l'atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure». E questo magari per via dell'«atto di propaganda». Almeno quelle sull'inesistenza di un pericolo totalitario sono considerazioni condivise da più livelli, pure tra gli ambienti accademici. Lo storico Emilio Gentile, per fare un esempio ingombrante, dichiarò tempo fa che «il ripetuto allarme per il pericolo fascista ottiene solo l'effetto di distrarre dalle vere cause della crisi della democrazia». Torniamo al piano politico: il governo è di centrodestra e i motori politico-culturali della sinistra-centro si muovono all'unisono. Dopo le valutazioni del ministro, è comparsa la gazzarra, con tanto di richiesta di riferire in Aula. Roberto Speranza ha scomodato la «vergogna», annotando che Valditara «tradisce lo spirito della nostra Costituzione». Per Landini, vertice della Cgil, quelle del capo di Dicastero sono «parole inaccettabili». È spuntato l'aggettivo «inadeguato», con cui hanno provato a etichettare Valditara sia la Rete degli Studenti sia Carlo Calenda, che ha preferito «inadatto». Ma il senso è sempre quello. E poi la «preoccupazione» del M5S e le richieste di dimissioni arrivate da Fratoianni di Sinistra italiana e Nardella, sindaco fiorentino, e Provenzano del Pd: tutti uniti, a prescindere dalle differenze partitiche. Anche Maria Elena Boschi, d'Italia viva, ha commentato: «Il governo Meloni non ha condannato formalmente il pestaggio operato dai ragazzi di Azione Studentesca ma censura la professoressa che parla di fascismo. A me sembra il mondo alla rovescia», ha scritto via Twitter. Ma quali sono le ragioni di questo attacco combinato? Riavvolgiamo il nastro. La preside Annalisa Savino, per cui è partita anche una raccolta firme di Priorità alla scuola, ha deciso di scrivere la lettera dopo una presunta aggressione che alcuni studenti di sinistra avrebbero subito da studenti di destra a Firenze. Nelle ore successive, la testimonianza di un professore che ne ha parlato con La Nazione ha corroborato un'altra ipotesi: che a cominciare la rissa al liceo Michelangiolo siano stati proprio i collettivi di sinistra. Già sul Giornale.it, peraltro, si era parlato di una «spedizione punitiva» organizzata dai collettivi di Sun contro i militanti di Azione Studentesca.

È per questo scenario che la preside del Leonardo Da Vinci, sempre a Firenze, ha deciso di impugnare la penna? La Savino ha pensato bene di avvertire gli studenti che «chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura». Il clima non sembra migliorare. Il ministro ha rilanciato la necessità di un «patto repubblicano», dicendo di non essere preoccupato per le minacce ricevute.

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