Una vecchia finanziaria da sinistra classista Pensionati, statali e parastatali: manovra assistenzialista per l'elettorato rosso

di I l disegno di legge di Stabilità letto e riletto mi pare proprio una legge finanziaria di sinistra classista, nonostante gli sforzi fatti dai ministri del Pdl per mitigarne tale carattere.
È una finanziaria di classe, non nel senso originario marxista relativo alla classe operaia industriale, ma nel senso dell'assistenzialismo dell'elettorato della variegata sinistra attuale - sindacati annessi - fatta in gran parte di pensionati, di addetti statali, parastatali e locali, di aziende municipali, regionali e statali protette, di cacciatori di rendite sociali, alleata con le banche maggiori. C'è qualche contentino alla Confindustria, che ora, tardivamente, è delusa. Ma ancora non ha capito in quale vicolo cieco si è cacciata assecondando la ricerca di quattrini da togliere al ceto medio con un pullulare di piccoli balzelli quasi tutti su proprietà immobiliari e titoli e depositi bancari.
Il tassare risparmi e investimenti con bolli sui titoli e depositi bancari e con l'Imu di Monti e la Service tax nella versione di addizionale Imu, escogitata dal Pd per raccattare soldi per la riduzione del cuneo fiscale è concettualmente errata. Chi illude i lavoratori, sostenendo che queste redistribuzioni giovano a loro, li danneggia perché la produttività del lavoro dipende non solo da esso medesimo, ma anche dal capitale fisso e circolante che si combina col lavoro. E questo non viene dalla luna ma dalle tasche dei risparmiatori. In particolare, la tassazione soffocante e incerta del patrimonio immobiliare diffuso genera la crisi dell'industria edilizia e di quelle correlate, con effetti dannosi per l'occupazione e per la domanda di consumi e investimenti, in settori che hanno una modesta componente di acquisti dall'estero. Sicché la sua espansione non si traduce, se non in minima parte, in maggiori importazioni. È paradossale che l'Italia che ha evitato la crisi finanziaria e l'ondata di disoccupazione, che ha colpito gli Usa, il Regno Unito, l'Irlanda, la Spagna, in seguito alla caduta del mercato immobiliare per lo gonfiamento della sua bolla sia riuscita a crearsi, nell'ultimo biennio, una crisi immobiliare propria tramite la nuova tassazione patrimoniale immobiliare.
Ed è quasi incredibile che il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato che vorrebbe togliere ogni tetto alla nuova aliquota di Imu mascherata da tassa per non ben identificati servizi pubblici locali, non si renda conto che ciò genera nuovi effetti negativi sull'industria immobiliare e su quelle connesse. Ciò mentre si legge che negli Stati dove il mercato e l'industria immobiliare stanno risorgendo, le economie si riprendono. Ma nella legge di Stabilità non si usano tutti i soldi così mal racimolati per ridurre il cuneo fiscale. In parte la presunta riduzione del cuneo fiscale consisterà nella diminuzione di un pochino dell'Irpef sui redditi bassi. Il che è puro assistenzialismo redistributivo. Né la parte, piccola, destinata alla riduzione del cuneo fiscale è collegata ai contratti di produttività e ai salari per lavori notturni e straordinari per stimolare la produttività. L'Italia non cresce perché non si sviluppa la produttività, ma questa legge di Stabilità non è mirata alla produttività e quindi al merito. Si assumono col posto fisso precari, con concorsi speciali. E la selezione per merito? E dove è nel rinnovo automatico delle casse integrazioni in deroga? Nel taglio delle spese non si eliminano le inefficenze: non si adottano costi standard ma i tagli lineari. Si bloccano le pensioni in base al loro ammontare: quelle sopra i 3mila euro non hanno adeguamento all'inflazione. Ciò senza considerare se tali pensioni corrispondono a contributi versati o no.

Per le pensioni elevate, si stabilisce il contributo di solidarietà sulla base del loro importo non conta se sono state guadagnate con contributi versati. Merito, produttività sono completamente persi di vista, perché prevale la visione classista.

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