Venezuela, il fascino del M5S per il regime chavista di Maduro

Il M5S contesta la richiesta di FdI di decretare illegittime le elezioni in Venezuela: "Soffiano sul fuoco..."

Venezuela, il fascino del M5S per il regime chavista di Maduro
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Il M5S ci ricasca. Evidentemente il fascino per il socialismo venezuelano è troppo forte oppure sarà l'esigenza irrefrenabile di fare opposizione ad ogni costo, ma i pentastellati sono riusciti a polemizzare pure sull'atteggiamento da tenere nei confronti del contestatissimo voto che ha portato alla rielezione del presidente Nicolas Madutro.

Il vicepresidente M5S Riccardo Ricciardi e il senatore Bruno Marton, capigruppo del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Esteri di Camera e Senato, hanno contestato la scelta di alcuni esponenti di FdI di chiedere all'Unione Europea di decretare l'illegittimità dei risultati delle elezioni: "Invece di soffiare sul fuoco di una situazione già esplosiva - si legge in una nota - mettendo a rischio anche i circa 150 mila italiani residenti nel Paese, è auspicabile un approccio più responsabile che punti a una soluzione pacifica di questa nuova crisi politica in Venezuela".

Ad esprimere questa richiesta è Edmondo Cirielli, vice ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, che, commentando il voto nel paese sudamericano, ha detto: "Oggi non è un bel giorno per la democrazia perché in Venezuela l'opacità sulle elezioni, svoltesi in un clima di estrema tensione, e sul loro esito ha avuto ancora una volta la meglio sulla volontà di un popolo di eleggere liberamente, scevro da condizionamenti di qualsiasi natura, il proprio presidente". Il viceministro non ha dubbi sul da farsi:"L'Unione europea, dunque, non riconosca la rielezione di Maduro in Venezuela e chieda la verifica dell'esito delle votazioni". Secondo il viceministro, le speranze di cambiamento "dopo 25 anni di oppressione e povertà" per i venezuelani passavano da queste presidenziali, ma sono state"rese vane da un esito elettorale discutibile" dal momento che non è stato possibile accedere agli atti elettorali ed è totalmente mancanto "un conteggio trasparente dei voti, come segnalato anche da più parti della comunità internazionale".

Parole che non dovrebbero destare scandalo né dovrebbero essere motivo di divisioni ma il legame tra M5S e il regime venezuelano, sebbene l'accusa di aver ricevuto soldi da Chavez si sia rivelata infondata, è troppo forte per essere spezzato. Un legame che dura da un decennio. Nel 2015, infatti, l’allora deputato Alessandro Di Battista, insieme al collega Manlio Di Stefano aveva organizzato alla Camera un convegno “L’Alba di una nuova Europa”, con un chiaro riferimento all’Alleanza Bolivariana per le Americhe(Alba), un’alleanza commerciale siglata nel 2014 dal cubano Fidel Castro e dal venezuelano Hugo Chávez. Nel 2017, invece, Di Stefano, che all’epoca era capogruppo M5S della commissione Affari Esteri della Camera, insieme alla suo omologa al Senato, Ornella Bertorotta, e al vicepresidente del Comitato italiani all’estero Vito Petrocelli partirono per Caracas per partecipare alla cerimonia commemorativa fatta per ricordare la morte del compianto presidente Chavez. In quell’occasione i parlamentari grillini furono contestati dagli italiani residenti in Venezuela, preoccupati per i continui rapimenti e sequestri di persona che i loro familiari subivano ad opera del regime. Una situazione di fronte alla quale i pentastellati italiani rimasero impassibili e replicarono:“Insomma, pensate che anche in Italia si sta male, ci sono tanti giovani senza lavoro a causa delle scriteriate politiche del governo Renzi, abbiate un po’ di empatia. E diciamo che ci sono anche cose buone in Venezuela come il programma di musica nelle scuole”.

Nel 2018 sempre Di Stefano presentava una mozione M5S sul Venezuela in cui si evidenziava che grazie a Chavez "la fame è stata ridotta del 21%" e sono stati costruiti 13.000 centri medici e infine che "l'Unesco ha dichiarato il Venezuela paese libero dall'analfabetismo nel 2005".

Nel 2019, infine, quando Juan Guaidó venne nominato presidente del Venezuela, il M5S si astenne sul voto del Parlamento Europeo che riconosceva la sua presidenza. Ma non solo. L’allora premier Giuseppe Conte, pur auspicando un processo di riconciliazione nazionale per il Venezuela, si dice contrario “a interventi impositivi di altri Paesi”.

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