Il vero lascito del Cavaliere

A un anno oggi dalla sua morte che ha scioccato e commosso l'Italia, appare chiaro quale sia l'eredità lasciata da Silvio Berlusconi

Il vero lascito del Cavaliere
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A un anno oggi dalla sua morte che ha scioccato e commosso l'Italia, appare chiaro quale sia l'eredità lasciata da Silvio Berlusconi. Chi non ha mai frequentato personalmente l'uomo, per chi si è formato un giudizio solo leggendo delle sue gesta amorose e dei suoi eccessi - certamente fatti enfatizzati ma con un fondo di verità - può essere sorpreso che il lascito più consistente del Cavaliere si sia dimostrato essere non la sua ricchezza, ma la sua famiglia. Parliamo di tre mogli, cinque figli e diciassette nipoti (di cui uno pronipote) e un fratello che a vario titolo e livello si sono divisi e hanno preso in mano le redini di un impero variegato nell'assoluta concordia, silenzio e sobrietà. Penso sia un caso unico al mondo che un pluri miliardario lasci la vita terrena e che passi un anno senza che nessuno dei suoi numerosi eredi abbia fatto ricorso non dico a un giudice, ma neppure a un avvocato, senza che qualcuno dei giovani rampolli baciati dal destino sia finito sulle pagine di cronaca più o meno rosa (a volte accade pure nera) di quotidiani e rotocalchi. Onore agli eredi, certo. Ma ancor prima onore a sì tanto padre, che ha saputo in vita costruire le condizioni morali, etiche e perché no di chiarezza economica per un simile miracolo italiano. Un fatto privato ma fino a un certo punto, visto che alcuni di questi successori sono a capo di aziende strategiche del Paese come Mondadori e Fininvest, considerato che da questa famiglia dipende ancora in gran parte l'esistenza in vita e il futuro di un partito, Forza Italia, fondamentale per il governo democratico dell'Italia e pure dell'Europa.

Basterebbe questo per stracciare la narrazione prevalente e scrivere daccapo la vera storia di Silvio Berlusconi, mettere le tante tessere della sua intensa vita nel giusto posto, dare a ognuna il giusto peso e valore. So per certo che le sue radici non erano ancorate né ai soldi né al successo, bensì ai suoi genitori, in particolare mamma Rosa. Che dire, a un anno dalla sua morte abbiamo la conferma che buon sangue non mente.

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