Vigilanza, bufera su Fico "Non rispetta il suo ruolo" Pd e Sc chiede le dimissioni

Il presidente della commissione accusato di incoerenza e parzialità perché ha partecipato al blitz di Grillo in viale Mazzini e alla trasmissione di Fazio. Lui: "Non mi dimetto"

Vigilanza, bufera su Fico "Non rispetta il suo ruolo" Pd e Sc chiede le dimissioni

Roberto Fico, deputato M5S e presidente della Vigilanza Rai, è finito nella bufera per aver partecipato prima a un blitz di Beppe Grillo davanti all'azienda di Viale Mazzini e poi alla trasmissione Che tempo che fa, in cui Fabio Fazio gli aveva fatto notare il paradossi di una forza politca che, dall'interno della commissione e del Parlamento, spinge per allontanare i partiti dalla televisione pubblica italiana.

"Noi non siamo un partito ma un movimento e sono l’unico che, dopo essere stato eletto presidente della Vigilanza, ha detto di voler essere l’ultimo presidente", aveva risposto Fico, chiedendo alla Rai di "tutelare i cittadini e non essere lottizzata dalla politica".

Parole che comunque non sono piaciute ai colleghi Pd e Scelta civica in commissione, che ha annunciato una lettera a Piero Grasso e Laura Boldrini per chiedere "una nota di richiamo e biasimo per Fico che ha leso il ruolo del presidente della commissione, venendo meno al suo ruolo di garanzia", come spiega Salvatore Margiotta del Pd. Più dura la reazione di Pierdomenico Martino, che questa mattina ha presentato le sue dimissioni dalla Vigilanza Rai.

In molti all'interno della commissione stanno chiedendo ora che sia lo stesso Fico a lasciare il suo posto. "Non presenterò le mie dimissioni. Voglio continuare a lavorare, come ho fatto finora. E chiedo a tutti, nell’onestà intellettuale massima, di non utilizzare nella vita politica due pesi e due misure", ribatta il presidente della Vigilanza Rai, "Il mio impegno è stato massimo non solo sulla trasparenza, ma anche nel dare la possibilità a chi vuole lavorare in questa commissione di lavorare al meglio".

E i suoi colleghi di partito sono partiti in difesa del deputato con un "mail-bombing" (inviando centinaia di email agli indirizzi dell'istituzione), attraverso l'hashtag #iostoconfico e, addirittura, un deputato che minaccia di "incatenarsi" davanti al Parlamento.

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