Inutile discuterne deve andarsene

La polemica infinita

Non so quale avvio avrà - e se l’avrà - l’annunciata querela del generale Speciale contro Romano Prodi e il ministro dell’Economia Padoa-Schioppa: accusati entrambi di diffamazione e calunnia. Personalmente mi auguro che l’iniziativa giudiziaria del generale si fermi ai blocchi di partenza, o poco più avanti: non perché ritenga infondate le sue doglianze, ma perché troppa merce avariata d’origine governativa o parlamentare circola già nei palazzacci, e non è il caso d’aggiungerne altra. Nella sua essenza il «caso» può avere - o non avere - rilevanza penale: ma ha sicuramente una grande rilevanza politica e istituzionale. Su quel terreno Prodi, Padoa-Schioppa e Visco devono confrontarsi non tanto con Roberto Speciale, che tutela la sua onorabilità e la sua correttezza, quanto con le loro responsabilità.
Il centrodestra insiste per le dimissioni di Visco, primattore di questa storiaccia. Mi sembra che la richiesta non abbia nulla di pretestuoso. Infatti esponenti non d’ultima fila della maggioranza sono sostanzialmente d’accordo sul fatto che Visco è indifendibile. Walter Veltroni, buonista ma, a parole, anche rigoroso, dovrebbe per primo additargli lo scivolo verso il congedo con disonore. Ma né Prodi né Padoa-Schioppa possono prendere le distanze dal viceministro. Non possono in quanto ne hanno avallato e forse incoraggiato le manovre: non possono in quanto il governo in carica è di una fragilità estrema: ogni spostamento può far crollare il castello di carte. Nulla si deve muovere, nemmeno le carte false.
Il servizio del nostro Gianluigi Nuzzi getta una luce inquietante sulle caratteristiche e sull’ampiezza dei cambiamenti che nella Gdf sarebbero dovuti avvenire: e che secondo ogni evidenza miravano a renderla più docile alle esigenze della maggioranza, più arrendevole nel rimescolare i suoi organigrammi in funzione di interessi della maggioranza stessa. Qualora si obbietti che questi sono sospetti gratuiti, e che Visco voleva semplicemente rendere più efficace l’azione della Gdf, è facile replicare che l’efficacia va perseguita e ottenuta, se non ha secondi fini, alla luce del sole, con il consenso del comandante generale e non tramando alle sue spalle.
Insieme al comportamento disdicevole - per usare un eufemismo vecchiotto - del viceministro Visco, affiora dalle carte dell’inchiesta un altro dato allarmante. Nella Guardia di Finanza - come è cattiva tradizione delle Forze Armate e dei corpi di polizia italiani - si scontravano fazioni opposte e Visco, mentre tentava di fare le scarpe a Speciale, se l’intendeva con il comandante in seconda Italo Pappa e con l’ispettore dei reparti d’istruzione Sergio Favaro.

Dopodiché il ministro Padoa-Schioppa ha bollato come sleale, in Parlamento, la condotta di Speciale. La vittima designata della congiura diventa colpevole d’averla ordita. Non è il caso di discuterne all’infinito. Visco se ne vada, sarà un buon passo avanti.

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