Troppo pochi cinque anni di reclusione per aver travolto e ucciso un bambino di 11 anni in bicicletta. Il gup Lorenza Pasquinelli ha giudicato incongrua la pena concordata da Procura e difesa come patteggiamento per un fatto tanto grave. Si tratta dell'omicidio stradale di Mohanad «Momo» Moubarak che il 9 agosto scorso era in sella alla propria bici in via Bartolini, poco lontano del ristorante del padre. L'imputato è il 20enne Nour Amdouni, che era scappato dopo l'incidente. Come accertato dalla polizia locale, aveva assunto cannabinoidi, non aveva la patente e guidava con una gamba ingessata.
Un'udienza è stata fissata per il 30 marzo, quando dovrà essere indicato un nuovo gup e il 20enne, che è ancora in carcere ed è difeso dall'avvocato Robert Ranieli, sarà processato con il rito abbreviato. Al patteggiamento, che aveva avuto l'ok del pm Rosario Ferracane, si erano opposti i familiari del bambino, parte civile assistiti dall'avvocato Salvatore Bottari. Sia Amdouni sia i parenti della vittima ieri erano in aula. Il 20enne si era costituito dopo quattro ore dall'incidente. Nel primo interrogatorio davanti al gip Fiammetta Modica il ragazzo aveva ammesso di essere alla guida, ma aveva spiegato di non essersi accorto di aver travolto il bimbo. E, per il gip Chiara Valori che a fine agosto aveva respinto una richiesta di domiciliari, non aveva dato segnali consapevolezza della gravità dei suoi atti. «Ad avviso del giudice - spiega l'avvocato della famiglia -, si è trattato di condotta ai limiti del dolo eventuale, ben oltre la mera colpa, con accettazione del rischio da parte dell'imputato».
Nell'accordo di patteggiamento «si partiva da una pena base al minimo, si operavano aumenti minimi per le aggravanti, senza tenere in debita considerazione come si fosse trattato di superamento del 50 per cento dei limiti di velocità, di guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, con la gamba ingessata e senza patente, per non averla mai conseguita». Il gup, prosegue il legale, ha valorizzato anche «la immediata fuga dell'imputato senza prestare soccorso».
Il giudice scrive nell'ordinanza che respinge il patteggiamento che bisogna tenere «conto della pluralità e della allarmante gravità delle violazioni al codice della strada» che «pongono la predisposizione psicologica del conducente al limite del dolo eventuale», cioè dell'accettazione del «rischio di porre in concreto pericolo la vita gli utenti della strada».
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