«Io, un’astrofisica in volo con i draghi»

Con nove romanzi in quattro anni e oltre un milione di copie vendute in Italia, Licia Troisi ha dimostrato quanto sia forte l’interesse verso la letteratura fantasy. Eppure, quando a 21 anni si mise alla prova con un libro che sfiorava le mille pagine, la sua fu «una scelta completamente inconscia. Solo in seguito sono riuscita a ricostruirne le ragioni. Conta il fatto che abbiamo a che fare con un’ambientazione non tecnologica, il che mi permette di recuperare l’elemento naturale che, in quanto cittadina, mi era sempre mancato. Poi mi intriga molto l’idea del duello all’arma bianca, perché trovo sia un’ottima metafora di due visioni opposte della vita che collidono ed escono modificate dallo scontro».
È vero che si presentò alla Mondadori con già tutta la prima trilogia del «Mondo Emerso» pronta?
«Avevo scritto le Cronache come un libro unico, sebbene fosse diviso in tre parti. Poi l’editore mi propose di farne tre tomi».
Perché queste saghe stanno avendo tanto successo in Italia?
«Forse dipende dal fatto che il fantasy rimanda a una dimensione “alta”. I personaggi, anche quelli negativi, sono quasi sempre mossi da grandi ideali, mai da motivi meschini. Tutto il contrario di ciò che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. Viviamo in una società che tende a svilire gli ideali. Ma la tensione dell’uomo verso l’ideale non può essere annullata. E la recuperiamo nel fantasy».
Le scrittrici hanno una marcia in più, in questo campo?
«Non saprei. In genere lo stereotipo che la società impone è quello di una donna pragmatica, che se fantastica lo fa al massimo sui libri rosa o la chick lit, e probabilmente questo tende a condizionare le autrici. Ma è anche vero che il fantasy gode di grande popolarità presso le ragazze, quindi forse la tendenza si sta invertendo. Però non vedo al momento grandi differenze fra scrittori maschi e scrittori donne nel fantasy».
Come descriverebbe il suo Mondo Emerso?
«Un posto che somiglia molto al nostro mondo del passato, che condivide elementi con la nostra realtà, pieno di luoghi di straordinaria bellezza, ma in bilico sul confine fra guerra e pace, serenità e distruzione».
Lei è astrofisica.

Pensa che le stelle influenzino la sua creatività e le sue storie?
«Mi diverto a dare nomi di stelle ad alcuni personaggi, ma probabilmente l’influenza dell’astrofisica in quel che scrivo si ferma qui».
Le sue creature preferite?
«I draghi. L’idea di poter volare mi ha sempre affascinata. E poi esprimono in qualche modo un senso di potenza, lo stesso che ritrovo nella natura selvaggia».

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