"Io, psicopolitico vi spiego perché perché il Pdl è condannato a governare"

L'ultimo volume di Alessandro Amadori si intitola Silvio, tu uccidi una sinistra morta: dal '94 ad oggi, il politologo spiega il fenomeno Berlusconi e la crisi profonda del Pd: "Quell'irripetibile pareggio di Prodi nel 2006? Colpa dell'annuncio sulla tassazione dei Bot"

La sinistra è morta? A leggere l'omonimo libro di Alessandro Amadori (Aliberti editore) «decisamente sì. E Berlusconi la sta uccidendo».
Lei si definisce uno psicopolitico. Cioè?
«Analizzo le dinamiche politiche sotto l'aspetto emozionale».
Perché il Pd non sfonda?
«Non capisce che paure come impoverimento o modifica della propria identità culturale sono fenomeni reali con una forte base "emozionale"».
La molla psicologica che fa votare Pdl?
«Ricevere risposte in sintonia con i bisogni profondi. Il Pdl ha tantissimi consensi per la sua capacità di problem solving. E perché Berlusconi ha un rapporto diretto con la sua base».
Chi vota Lega cerca...
«... un bisogno forte: quello della difesa dell'identità territoriale dalla globalizzazione».
L'Udc?
«Non è un partito dall'elettorato strettamente cattolico, però si ispira fortemente a quei valori. Ed è forse l'unico vero erede della Dc».
Buttiamoci a sinistra.
«L'Idv ha un forte meccanismo di adesione emozionale, una connotazione identitaria marcata, un leader quasi messianico, la legalità come contenuto fortemente polarizzante».
Il veleno alla fine. E il Pd?
«Mah! Non ha una leadership chiara, non ha un programma serio e nemmeno una visione del Paese. E la sua base è in una sorta di limbo, vive una identità indiretta. Per esclusione, come una sorta di processo residuale. Vale il 24-25%, ma la sua consistenza è più forte nei numeri che nel tipo di adesione che riesce a suscitare».
È vero che da partito «predatore» rischia di essere preda?
«In un Paese dove almeno un elettore su tre non riesce a collocarsi, il Pd rischia di vedersi rosicchiare i consensi, sia dall'Udc che dall'Idv. E con tre opposizioni che si rubano elettori a vicenda, il Pdl è "condannato a governare"».
Parliamo di leader. Franceschini?
«Brava persona, volto pulito e rispettabile, linguaggio diretto e comprensibile. Ha la concretezza dell'uomo padano, è decisamente più pragmatico dell'etereo e virtuale Veltroni. Ma anche lui è finito nella tagliola dell'antiberlusconismo che tra i moderati non ha mai attecchito, mentre a sinistra la casella è già "occupata"».
Esiste, è mai esistito un Berlusconi di sinistra?
«Romano Prodi è stato l'unico a tentare di sintetizzare in sé le varie anime. Ma nel 2006, a furia di parlare di Bot tassati, sprecò tutto il suo vantaggio elettorale e rischiò il pareggio. Un fenomeno irripetibile».
E D'Alema?
«È un leader pre-psicologico. Cioè un classico da prima Repubblica, ideologico ed elitario.

Che si rispetta e si teme, non che si ama. Tutto il contrario di Berlusconi».
Il Pd è spacciato?
«Un proverbio zen dice: quando l'allievo è pronto, il maestro appare...».
felice.manti@ilgiornale.it

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