Io con Silvio e Sara: vi racconto cosa è successo in quel volo

Fui io a chiedere alla Tommasi di venire in Bulgaria. ll premier non le mostrò particolari attenzioni. Con che diritto i moralisti la bollano come una prostituta?

Io con Silvio e Sara: vi racconto 
cosa è successo in quel volo

È lampante e anche un po’ imbarazzante la sconfortante banalità del dialogo di Celentano e Grillo sul Corriere di lunedì in una manifestazione di qualunquismo e di mortificata intelligenza che tanto più appare evidente se si paragona alle intelligenti riflessioni delle donne a confronto che sullo stesso giornale si misurano in attesa dell’annunciata manifestazione di orgoglio femminile del 13 febbraio. Poi a San Valentino tutto tornerà come prima e i sessi, saranno come sono, reciproci nei diritti e nei piaceri. Ebbene, Emma Fattorini, senza il seguito di menti ottenebrate di Celentano e Grillo, ci ricorda che «la vera libertà supera i rischi del moralismo» e spiega: «Non si tratta di colpe morali ma di capire le novità: non più solo quelle relative alle polimorfe forme della sessualità maschile, insieme compulsive e mai coinvolte nella relazione. Ma occorre vedere anche l’orgogliosa disinvoltura con la quale sempre più donne non si limitano a lavorare con il “corpo” ma lo considerano una vera e propria fortuna, un miraggio. Cambiano solo le forme della perenne accoppiata sesso e potere o c’è qualcosa di nuovo? E infine, “non giudicare” la prostituzione deve significare che quello è davvero un “lavoro” come un altro»?

All’ultima domanda hanno già da tempo risposto Pia Covre e Carla Corso manifestando il loro orgoglio di prostitute. Ma adesso la parola prostituta viene usata in modo indiscriminato e offensivo e vi è una minaccia grave, nel clima di risorgente moralismo alla libertà del piacere e del desiderio. Il desiderio di una donna, con il diritto di non essere considerata puttana, è diverso ed ha minor dignità del desiderio dell’uomo? Vedo invece oscenamente pubblicati e interpretati i messaggi telefonici di Sara Tommasi con relative perquisizioni e annunciate inchieste sul «giro di prostituzione napoletano», scambiando agenti televisivi e di serate per sfruttatori della prostituzione, contro ogni evidenza e ogni libera decisione. Tutto è detto nelle dichiarazioni di Sara Tommasi, anche nelle sue intemperanze e manie di persecuzione: «Il mio problema è un impulso insopprimibile a fare sesso, ma non sono una prostituta». Confermo. Un sesso semplice come quello di un maschio.

Io l’ho incontrata negli studi di Domenica 5, l’ho vista gentile e sorridente, mi è stata presentata come un’attrice qual è, e continuo a considerarla tale. Dopo averla vista in due occasioni molto serenamente ho pensato di invitarla a una manifestazione folcloristica e significativa: l’inaugurazione dell’unico monumento a Garibaldi nel 150° dell’Unità d’Italia. Ma non in Italia. In Bulgaria. A Sofia.

Io ero stato invitato come sindaco di Salemi, la prima capitale d’Italia, con insistente sollecitazione del presidente di «Casa Sicilia», Nino Di Giacomo, che aveva organizzato festeggiamenti per l’arrivo del presidente Berlusconi. Visto l’invito ufficiale e la insolita circostanza chiesi al cerimoniale della presidenza del Consiglio di poter partire con il presidente sul volo di Stato insieme a funzionari e giornalisti. Niente di più semplice. Il presidente e il sindaco. Avendo considerato del tutto normale, curiosa e beneducata Sara Tommasi, le chiesi di accompagnarmi. Accettò con entusiamo, ma nella tarda serata mostrò alcune difficoltà a ritornare a Roma, così andai a prenderla a Caianiello e arrivammo a Ciampino alle 8 del mattino. Berlusconi proveniente da Milano era in ritardo, e nell’ora di attesa Lele Mora cercò di convincere la Tommasi, di cui era l’agente televisivo, a non partire per gli impegni di una campagna pubblicitaria. Io stesso parlai con Mora e intenerito dall’atteggiamento umile e contrito della Tommasi gli chiesi di essere comprensivo per quella visita a Sofia che io giudicavo interessante e insolita.

Quando salimmo sull’aereo il presidente non mostrò nessuna particolare attenzione o intimità per Sara, e mi sembrò semplicemente collegarla al Grande fratello messo in onda su una delle sue reti, Canale 5. Parlarono forse un minuto. Poi si arrivò con qualche ritardo, si andò ad inaugurare il monumento e, con il premier bulgaro e la moglie si partecipò a una colazione in un bel ristorante con buoni cibi e danze folcloristiche, io al tavolo delle autorità, la Tommasi con funzionari e giornalisti. Alla fine del pranzo tra sorrisi e battute Berlusconi si congedò per partire per la Libia e noi rimanemmo per una mia conferenza a «Casa Sicilia». La mattina dopo all’alba, senza aver dormito, e con qualche problema di stomaco, come lei stessa ha ricordato, Sara Tommasi ripartì per l’Italia. Dov’è la notizia? Dov’è lo scandalo? E non c’è forse una violazione non del diritto alla privacy del premier come di chiunque, ma delle donne che lo frequentino, gli scrivano un Sms e che hanno il diritto di non essere chiamate prostitute? In questa vicenda io chiedo semplicemente il rispetto della dignità della Tommasi violata da intercettazioni e perquisizioni. Sembra che, non so in che tempo, probabilmente dopo di me, Sara Tommasi abbia mostrato particolare interesse per Berlusconi. E con questo? Un dato psicologico non è emerso: la competizione, la vagheggiata meritocrazia di donne, intelligenti tutte, e in più belle che aspirano a essere la favorita, ad avere maggiori attenzioni, e protestano se si vedono trascurate o dimenticate.

Occorre dunque manifestare contro la donna, contro questo tipo di donna umiliata e offesa nel giudizio moralistico? Mi pare giusto rispondere con le parole di Maria Nadotti, nel «forum» del Corriere: «Poiché ogni segno di vitalità civica merita attenzione, l’ho letto con cura e disponibilità a “mobilitarmi” e così, a modo mio, mi mobilito chiosando e segnalando quel che di questo appello all’“indignazione attiva” mi sgomenta, mi disturba, mi offende».

E conclude: «Quel che mi intristisce, mi inquieta e mi spaventa è che dietro il vostro invito a “risvegliarsi” si nasconda una velata, forse inconscia, forma di razzismo intrisa di sessismo e di classismo: donne sacrificali (quelle che vanno a letto presto e si alzano presto) verso ragazze a ore (quelle che vanno a letto col capo), moralità verso apatia dei sentimenti, anime verso corpi.

Noi, donne e uomini, siamo fatti di tutto questo. La contraddizione - o la complessità - è dentro di noi. Guai a chi ci divide, mettendoci gli uni contro gli altri e invitandoci alle crociate». In difesa anche di Sara Tommasi.

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