«Io, sordomuto, promessa del calcio grazie all’handicap»

Patrick Mancini

È sordomuto fin dalla nascita. Eppure, dialoga col pallone come pochi. Enrico Testori, 21 anni, di Erba, non sente e non parla. Ma il suo handicap ha sviluppato in lui doti calcistiche eccezionali. Tanto che, dopo aver assaporato il gusto del semiprofessionismo in Italia con la Canzese, continua a stupire a Balerna nel campionato ticinese di seconda lega.
Irresistibile nella corsa. Straripante in progressione. Palla al piede, Enrico semina il terrore nelle difese altrui. Gioca a testa bassa. Con lo sguardo rivolto alla porta avversaria. Si orienta guardando i compagni e il guardalinee. Quando l’arbitro fischia, è uno dei primi a fermarsi. Si esprime a gesti, Enrico. Legge sulle labbra dei suoi interlocutori. Ogni tanto emette qualche flebile suono. E se non riesce a farsi capire chiede aiuto alla sorella Vittorina, 29 anni, l’unica della famiglia capace di sentire e parlare: i loro genitori sono entrambi sordomuti.
«È come se il mio handicap avesse sviluppato in me capacità alternative – spiega lo stesso Enrico, gesticolando -. Mi sono innamorato del calcio a 15 anni. Frequentavo un istituto per sordomuti a Verona e spesso andavo a vedere il Chievo. È in quel periodo che ho iniziato a giocare. In principio mi sentivo spaesato, gli altri si chiamavano per nome, chiedevano la palla. Io non capivo niente. Poi, piano piano mi accorsi che il mio organismo si stava adattando alle situazioni in campo». Ha un sussulto d’orgoglio, il ragazzo prodigio di Erba. Sa di essere uno dei migliori talenti in Ticino.
«Mi si sono affinati la vista e il senso della posizione – dice - ora riesco a prevedere gli spostamenti degli avversari; intuisco i loro passaggi. Trovo varchi impensabili nei quali potermi inserire, sorprendendo chi mi sta di fronte. E quando parto all’attacco, so già a quale compagno dovrò servire la palla. È diventato tutto automatico. Grazie anche alla mia condizione fisica: l’ho sempre curata. Solo così avrei potuto restare a buoni livelli».
Sogna una grande squadra, Enrico. Lui che con la maglia della nazionale italiana dei sordomuti ha giocato un europeo e un mondiale. Nonostante l’handicap è riuscito a costruirsi una vita fatta di amicizie e di amori. Come tutti, affronta le difficoltà della vita: ha appena perso il posto a causa della chiusura della fabbrica, dove lavorava come operaio elettricista.
Enrico nel torneo di seconda lega, l’equivalente della serie D italiana, sta raccogliendo ampi consensi. Incanta le platee con giocate da fuoriclasse. Segna e fa segnare.

Quando realizza una rete, alza le mani al cielo ed emette un grido di trionfo. «Ogni gol che faccio lo dedico a mia nonna Angelina – ricorda con commozione -. Una grande tifosa che continua ad applaudirmi e a sostenermi anche dall’alto».

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