Irlandesi uccise Vernarelli scagionato da un teste

«Non era Friederich Vernarelli la persona che ho visto fuori dall’auto dal lato conducente che si metteva le mani in testa con in volto un’espressione disperata». Lo ha affermato Manuel Ruiz, testimone chiave della difesa nel corso del processo a Friederich Vernarelli, accusato di aver investito mortalmente due irlandesi la notte tra 17 e il 18 marzo 2008 vicino Castel Sant’Angelo. All’americano fu, infatti, fatto vedere l’imputato 40 minuti dopo l’incidente all’ospedale Santo Spirito dove Vernarelli era stato portato. Questo in quanto Ruiz si trovava nei pressi del luogo dove era avvenuto lo scontro e vide una persona fuori dall’auto investitrice della irlandesi.
L’americano ieri ha ripercorso i momenti con non poche difficoltà: incalzato dalle domande, la sua audizione ha visto anche una sospensione perché l’interprete, incinta, ha avuto un lieve malore ed è stato necessario reperirne un’altra. «Stavo passeggiando sul lungotevere con due amici e mio fratello, con cui ero venuto a Roma, e insieme ad alcune ragazze americane che avevo conosciuto quando ho sentito un rumore forte - ha detto il testimone -. Ho pensato che ci fosse stato un incidente stradale e mi sono precipitato. Ho visto un’auto che sfrecciava e oggetti che volavano. Non ho sentito alcun rumore di frenata, né urla. Ho visto una borsa e una scarpa per terra, le ho raccolte e poi ho visto una ragazza per terra. Allora ho gridato verso i miei amici. Volevo aiutarla ma non l’ho toccata perché avevo capito che era morta. Ho poi cercato se vi fosse un motorino perché pensavo che si trattasse di uno scontro auto-motorino e allora ho visto sia la seconda ragazza, sia ho notato una macchina, una Mercedes, sul lato destro». «C’era una persona a circa un metro dal lato guidatore - ha continuato -. Lo sportello era aperto. Questa persona avevi le mani in testa e un’espressione disperata. Era alto circa due metri, barba rada, capelli molto corti quasi rasati. Indossava un golfino nero con strisce orizzontali bianche. La macchina era praticamente attaccata al muro, sopra al marciapiedi. Non ho visto altre persone vicino alla vettura o al suo interno, ma non vi ho prestato particolare attenzione. Ho memorizzato quella persona che ho visto, la ricorderò per sempre, perché ho detto che era il guidatore responsabile dell’incidente. Da dove si trovava il corpo della ragazza distava circa 30 metri. Non ho però visto questa persona scendere dall’auto. Quindi ho cercato di fermare altre vetture per chiedere aiuto e quando mi sono girato di nuovo ho visto che quella Mercedes andava via».
Quindi la polizia portò Ruiz al Santo Spirito per fargli vedere Vernarelli che nel frattempo era stato bloccato a bordo della sua auto.

«Non era lui la persona che avevo visto sul luogo dell’incidente - ha concluso l’americano -. Quella era la prima volta che lo vedevo e lo dissi. Era vestito con una giacca di pelle, un cappello e dei jeans. Ero sicuro al cento per cento che non fosse lui perché aveva più capelli di quell’altra persona».

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