ISLAM L’offensiva dei moderati

ISLAM L’offensiva dei moderati

da Mantova
Scontro ravvicinato di civiltà, ieri nel tardo pomeriggio, al Festivaletteratura di Mantova, tra Christopher Hitchens, noto polemista inglese controcorrente di origine ebraica (da parte di madre), e Tarik Ramadan, studioso di Maometto e già consulente di Blair, passato alle recenti cronache con tanto di polemica sui quotidiani nostrani: santo per alcuni, islamista pericoloso e dalla lingua biforcuta per altri.
Nel suo intervento Ramadan ha parlato praticamente di tutto: laicismo, organizzazioni musulmane nel mondo più consapevoli, modelli inglesi e francesi più o meno riusciti in materia d’integrazione, la necessità di politiche sociali (scuola, sanità, istruzione), la pericolosità dei ghetti etnici urbani, la questione del velo («deve essere una libera scelta indossarlo o meno»); il rispetto da parte di tutti dei diritti e dei doveri (ma a condizione di poter esprimere la propria opinione) e via elencando. Un discorso che deve aver provocato l’orticaria al sulfureo Hitchens che verso la fine dell’incontro si è materializzato fra il pubblico e, impadronitosi del microfono, ha smontato punto per punto buona parte degli interventi di Ramadan, chiedendogli a quale titolo egli pontificasse sull’Islam buono o cattivo, con la genealogia che si ritrova (nipote per parte di madre di Hassan al-Banna, fondatore dei Fratelli Musulmani). Tariq che ha ribattuto a sua volta offesissimo e serafico Hitchens si è messo a prendere appunti.
Islam e dintorni sono stati fra i temi in pole position al Festival conclusosi ieri (16mila presenze stimate soltanto agli eventi gratuiti e 55mila biglietti staccati). All’insegna del politically correct, hanno espresso la loro opinione laici, credenti, atei, agnostici di ogni fede e colore. La domanda che aleggiava era fondamentalmente una: ma chi sono questi benedetti musulmani moderati? Che cosa vuol dire essere un moderato? Di fatto, loro, «i ragionevoli musulmani», non hanno lesinato illustri pareri. «La definizione di “musulmano moderato” non significa un bel niente - ha detto Mohsin Hamid, scrittore pakistano, autore di un bellissimo libro, Il fondamentalista riluttante (Einaudi) -. Tra i musulmani ci sono travestiti, omosessuali, pop star, nonni, ragazzine eccetera, esattamente come tra i cristiani. Trovo penosa ogni generalizzazione. Ditemi che cos’hanno in comune due cristiani come un prete filippino e Pamela Anderson...».
Sempre tra «i moderati» ha fatto faville la giovanissima e ultra-sveglia egiziana di Saronno, Randa Ghazy, il cui libro Oggi forse non ammazzo nessuno. Storie minime di una giovane musulmana stranamente non terrorista (Fabbri Editore) è eloquente fin dal titolo e rappresenta il volto di un mondo arabo in fermento grazie a una società giovane e rinnovata dalla quale bisogna ripartire. «Gli occidentali hanno in genere una visione del mondo arabo che poggia su fondamenta incancrenite, pregiudizi e presunte certezze», ha concluso nel suo intervento Farouk Mardam-Bey, autore di Etre arabe, non ancora tradotto in Italia.

«Il primo problema del mondo arabo - ha detto - è la sovraislamizzazione, il fatto di essere pensato in modo occidentale esclusivamente come un mondo religioso, dove chiunque, mentre mangia, dorme, fa l’amore è religioso, nel quale qualsiasi atto è permeato totalmente dalla fede musulmana».

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