Istruzioni per l'uso del dopo-Monti

I nemici del Cav vogliono a tutti i costi dimo­strare che diciassette anni di presenza della de­stra secondo- repubblicana sulla scena sono sta­ti interamente e irrevocabilmente perduti per una scommessa sul futuro

Montare a cavallo sulla sella di Bru­xelles, non farsi fregare dalle sma­nie, impedire al gruppo Espresso­ Repubblica e alla sinistra golosa di potere e di rivincita l’operazione in corso, e ben dissimulata. Vogliono togliere a Berlusconi la ve­rità di Berlusconi. È sì un gran mattocchio, è sì un populista naturale, è sì un capopopolo spericola­to e una personalità intrattabile dai protocolli, ma il risanamento l’ha avviato lui nell’estate au­tunno del 2011, e poi l’ha reso possibile con una scelta rivelatasi responsabile anche per noi scetti­ci: il varo di un governo tecnico di cui i gruppi par­la­mentari del Pdl sono il perno non solo aritmeti­co, un governo pieno di difetti ma che lavora in continuità politica e istituzionale, sebbene con un altro stile e con ben altri poteri e alleanze euro­pee e italiane, per dare una mano all’Italia, per evitare il crac, per ristrutturare un sistema di vita e di lavoro e di abitudini sociali diffuse che il ber­lusconismo delle origini voleva fortissimamente riformare. I nemici del Cav vogliono a tutti i costi dimo­strare che diciassette anni di presenza della de­stra secondo- repubblicana sulla scena sono sta­ti interamente e irrevocabilmente perduti per una scommessa sul futuro, sono un obbrobrio del passato da vendicare domani in uno spirito di epurazione, e sopra tutto sono la colpa, la respon­sabilità esclusiva della crisi finale, e dunque meri­tano una severa e storica punizione civile. Qual­cuno può onestamente sostenere che Monti e i suoi ministri siano in qualche modo parte di que­sto linguaggio di menzogna, che non abbiano preso le distanze più radicali da tutte le sciocchez­ze pseudomoralistiche raccontate a sinistra sul conflitto letale degli interessi, sulla corruzione, sulla mafiosità, sui tratti insani del movimento che da Forza Italia in avanti ha dato un carattere nuovo alla politica italiana? Si sono forse accoda­ti all’ establishment che ha sempre vistoin Berlu­sconi un incompatibile, un intenibile, un impre­sentabile, un arcinemico della patria costituzio­nale? Mi citate una frase, un mozzicone di discor­so, un atto politico che vada in quella direzione? E allora forza: il cavallo di Bruxelles non va con­siderato come un animale al galoppo, il suo è un trotto esposto a ogni incidente ma con un traguar­do possibile, il riformismo di Monti è in parte il ri­sultato di un Paese trasformato anche dalle idee originarie e dalla prassi difficoltosa e incidentata del capo del movimento liberal-conservatore, e riformatore, che ha fatto quel che ha potuto, e che ora non deve raccogliere i cocci di una generica rivolta demagogica contro tutto, e promossa con tutti i mezzi, deve bensì diventare soggetto attivo e condizionante di una nuova situazione politica, convincendo base, elettorato e società civile del fatto che la democrazia ha bisogno anche di una destra di alternativa, di un outsider che un senso nella nostra storia lo ha avuto. È questa la pietra d’inciampo e di scandalo che Bersani e Zagrebelsky riuniti a congresso non possono saltare facilmente, è questa l’operazione politica in grado di restituire un minimo di significato ai prossimi mesi e all’appuntamento con le elezioni del 2013. Avallare l’idea di una svolta distruttiva e irresponsabile, contribuire in negativo a un’intesa scombiccherata ma efficace tra sinistra e centro moderato attraverso la rinuncia a battersi nel segno del cambiamento possibile oggi, del risanamento e dello sviluppo dell’economia nel medio termine, sarebbe assurdo. Bisogna invece fare delle proprie ragioni anche critiche una leva per una maggioranza di governo che convinca gli italiani e non uno scudo da usare in un bunker difensivo, ecco quel che bisogna assolutamente fare.

C’è tutto lo spazio per farlo, per introdurre contraddizioni esiziali nello schieramento alternativo, per dimostrare che il Paese può essere guidato nel segno dell’operazione decisa nel novembre scorso, nel segno di una combattiva volontà di ripresa, contro esperimenti unionisti e neounionisti che in sé, in presenza di una destra intelligente, hanno molta meno presa e forza di convinzione di quanto si pensi sondaggi alla mano oggi.

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