È italiano l’ultimo shuttle dell’era Obama

Business as usual. Almeno in apparenza lo shock delle decisioni della Casa Bianca sulla Nasa, con l’abbandono del sogno della conquista umana dello spazio, non è ancora metabolizzato a Cape Canaveral. Qui per ora l’attenzione è concentrata sulla prossima missione dello Space Shuttle, la navetta spaziale che sarà lanciata alle 10.39 di domenica mattina, ora italiana.
La missione dello shuttle Endeavour parla italiano, perché è dedicata a portare nello spazio due importanti elementi strutturali destinati alla Stazione Spaziale Internazionale (Iss) in orbita ad una quota di 400 km intorno alla terra, realizzati in Italia, a Torino, da Thales Alenia Space. Si tratta del Nodo 3, battezzato Tranquillity, che raccorderà i laboratori e svolgerà importanti funzioni per supportare la vita dei 6 astronauti che abitano la stazione e la Cupola, una vera «finestra nello spazio» che offre una straordinaria visione su 360° dallo spazio verso la terra e sulla stazione. Il Nodo, con un diametro di 4,5 metri, lungo 7 e pesante al lancio 12 tonnellate, è costato oltre 150 milioni di euro. La Cupola, una vera meraviglia ingegneristica, pesa 1,6 tonnellate, ha un diametro di 2 ed è costata 20 milioni di euro. L’equipaggio dell’Endeavour li aggancerà alla stazione con due «passeggiate spaziali», nel corso di una missione che durerà 13 giorni.
A quel punto la Stazione sarà pressoché completata, anche se ci saranno ancora quattro missioni shuttle per portare ulteriori elementi e materiali. La Iss è una struttura grande come un campo di calcio, pesante oltre 400 tonnellate. È il frutto di un’impresa colossale, iniziata nel 1998, condotta dagli Usa con la collaborazione di Europa, Giappone, Russia, Canada. La stazione è costata oltre 100 miliardi di dollari e che ha coinvolto oltre 100.000 tecnici e ingegneri di 500 società in 37 paesi. Solo dallo scorso anno ha cominciato a funzionare a pieno ritmo.
La Stazione è un insieme di laboratori dove vengono effettuate ricerche scientifiche nel campo della medicina, della biologia, dello sviluppo di nuovi materiali, della fisica e della microgravità. E dove si dimostra che la permanenza stabile dell’uomo nello spazio è possibile. La Iss sarà visitata da un astronauta italiano dell’Esa, il Colonnello Roberto Vittori, dell’aeronautica militare, a luglio. E a dicembre salirà nella stazione Paolo Nespoli, che vi lavorerà per ben 6 mesi.
In teoria la vita operativa della stazione doveva concludersi già nel 2015, ma Obama ha annunciato che la Nasa avrà i soldi per continuare ad utilizzarla e sostenerla fino al 2020. Gli altri partners non si tireranno certo indietro. In particolare l’Italia, che nella stazione è coinvolta sia attraverso accordi bilaterali della Agenzia spaziale Italiana con la Nasa, sia nel quadro di programmi condotti dalla Agenzia Spaziale Europea. Per l’industria spaziale nazionale poi la Iss ha già rappresentato un business da 1 miliardo di Euro, che potrà raddoppiare con le attività previste nel prossimo decennio, che consolideranno l’eccellenza nazionale nel campo delle strutture spaziali.


E se gli Usa saranno costretti ad una ritirata spaziale dalle scelte di Obama, Cina, India, Giappone ed Europa non rinunciano al sogno della conquista spaziale: ad esempio l’Esa ha confermato l’intenzione di lanciare sulla Luna una sonda spaziale ed un piccolo veicolo robotica entro il 2017 usando un vettore russo Soyuz. Però il sogno nel cassetto quello di portare l’uomo su Marte per il 2030 senza gli Usa potrebbe essere impossibile.

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