Con James Sallis il noir tocca le note del Sud

Poeta e giornalista, nei suoi romanzi usa spesso la musica «nera»

Vita difficile quella di James Sallis. Lo scrittore ha trascorso i sessant’anni passati dal 1944 in cui nacque nell’Arkansas, giostrandosi tra le cacce sottili a La Mosca dalle zampe lunghe, La Falena, Il Calabrone nero, e la caccia grossa ai gangster di New Orleans. Tra la ricerca assidua dei paperback stampati a basso costo, diffusi a basso prezzo, venduti come il pane (col companatico: hamburger, sigarette, birra, whiskey, preservativi) nei drugstore e come il pane consumati da insaziabili divoratori di noir, e la raccolta dei rarissimi race records: dischi incisi artigianalmente nei primi anni Quaranta, smerciati nei negozi di alimentari a cinque centesimi l’uno, esauriti con le scorte di derrate come l’eco della musica del tempo che fu («A invecchiare il primo appiglio che si perde è la musica», diceva il più irresistibile dei suoi personaggi).
Se si aggiungono le investigazioni seriali del suo detective nero - Lew Griffin - e le ricognizioni dell’«anima nera dell’America» - incarnata nella trinità dei grandi Jim Thompson, David Goodis e Chester Himes e descritta da biografo e discepolo in Vite difficili -, si avrà un ritratto eterogeneo, completo (confuso?) dello scrittore. Non è difficile, però mettere in ordine la vita dell’autore del Difficult Lives tradotto da Luca Conti come gli altri quattro titoli di Sallis disponibili in italiano: Cypress Grove Blues, La mosca dalle gambe lunghe, La falena e Il calabrone nero, tutti pubblicati da Giano Editore. I tasselli si compongono nella sua originalissima fisionomia di poeta, saggista, giallista, giornalista (del Washington Post e del L.A. Times, tra l’altro), traduttore e biografo.
Gli insetti, spillati uno in fila all’altro con oculata spietatezza da entomologo, sono esposti come in una teca sulle copertine di sei libri a intitolare il ciclo della indagini di Griffin. I paperback della narrativa pulp sono archiviati come documenti di un capitolo cruciale di storia d’America: la stagione dell’irripetibile congiuntura del mercato con il gusto, della congiunzione tra l’editoria che tra gli anni Cinquanta e i Sessanta svendeva i suoi prodotti in tascabile, e il sogno americano offerto in saldo alla grande distribuzione, alla ricezione popolare, e distorto in un incubo infernale. I dischi d’annata, infine, sono quelli che hanno fatto l’educazione musicale di un vero bluesman e slowhand. Chitarrista (The Three Legged Dog è il nome della sua band) e cultore della musica nera, Sallis ha infatti l’orecchio allenato ai suoni smorzati, i registri nervosi, le sincopi ritmiche delle melodie del Sud e la mano lenta capace di eseguirle con ispirazione. Si ispira non per caso a un brano di Skip James il capolavoro Cypress Grove: struggente disavventura del vecchio Turner che, nei boschi del Tennessee, all’ombra lunga degli alberi di pecan, racconta con voce roca da cantante nero la sua storia di ex poliziotto, ex galeotto, ex combattente in Vietnam, tornato suo malgrado a investigare «gli strani casi del distretto di polizia e quelli stranissimi dell’esistenza». E urlano a suon di pallottole e ballate, in Il calabrone nero, i rivendicatori del black power nella New Orleans degli anni Sessanta (all’indomani della morte di JFK, alla vigilia della morte di Martin Luther King, Bob Kennedy e Malcom X).
Né per caso le frasi di Sallis scandiscono i ritmi del jazz («In-to-The: tre sillabe perfette», nota Griffin; «Non è l’accento che ci frega, è il ritmo, il punto in cui cadono gli accenti, l’impeto che si mette alla fine della frase, le pause», sa Turner), e le sue pagine sono fitte di armonie e di evocazioni. Echeggia Poe: «Per l’amor del cielo, Montressor!», esclamò la donna prima che il proiettile la centrasse in piena fronte. Echeggia Brecht nella voce acerba di una “prostituta minorenne”. Da qualche parte c’è anche l’eco di Gide, amatissimo negli anni in cui Sallis coltivava una passione per la letteratura francese che la conversione al hard boiled - officiata dai suoi sacerdoti e creatori: Hammett e Chandler - non ha spento. Anche il genere, il noir, è specchio e caricatura della verità e dell’esistenza: «Nel romanzo poliziesco - scriveva Gide citato da Sallis - ogni personaggio cerca di ingannare tutti gli altri, e la verità diventa a poco a poco visibile tra le nebbia dell’inganno».

«Come in gran parte dell’esistenza - diceva l’ispettore Turner imbeccato da Sallis -, in un’indagine di omicidio si avanza per lo più a fatica, si gira a vuoto e si aspetta».

James Sallis sarà oggi (ore 23, Piazza Leon Battista Alberti, per la serie «Prima di spegnere la luce») e domani (ore 14,15, Campo Canoa) al Festivaletteratura di Mantova.

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