John McCain

Il conservatore controcorrente dice "sì" alle nozze tra omosessuali. Ammette di non capire niente di economia e annuncia: "Mi circonderò di esperti"

John McCain

Washington - John McCain è innanzi tutto un conservatore e come tale si comporterà se salirà alla Casa Bianca. Va detto subito perché i suoi rivali repubblicani fanno a gara nel definirlo prima un «moderato», poi un «democratico», infine un «liberale»: che in America significa un uomo di estrema sinistra. È l'unico modo per metterlo sulla difesa, lui che ha ereditato il seggio senatoriale di Barry Goldwater in Arizona, che si definisce «un soldato semplice nell'esercito di Ronald Reagan» e che in uno degli ultimi comizi ha preferito offrire agli ascoltatori non un proprio discorso ma il più famoso di Reagan.

Nel coro delle calunnie c'è anche qualche voce onesta. Il problema è nel definire un conservatore nell'America del 2008. McCain è, appunto come Reagan ma anche George Bush senior, un uomo della «grande tenda», in cui c'è posto per tutti, principalmente per i repubblicani ma non solo. Per questo è coautore di diversi proposte di legge con senatore democratici, incluso la «bestia nera» Ted Kennedy, ad esempio per la moralizzazione delle pratiche politiche. Sui temi sociali e morali si attira molte critiche per la sua permissività nei confronti dell'aborto e delle nozze tra omosessuali.

In economia McCain non è, e lo confessa, un grande esperto e promette di circondarsi di consiglieri saggi e competenti. Il contrasto più netto è sul tema degli immigrati illegali: McCain rifiuta la «mano dura», considera non realistica l'idea di deportarli tutti: fa presente, fra l'altro, che si tratta di dieci o dodici milioni di persone. Il suo campo è soprattutto la politica estera, vista come sicurezza nazionale. In qualsiasi altro contesto McCain potrebbe essere definito un «falco», ma non è legato all'ideologia dei neoconservatori. Anche per questo ebbe riserve sulla decisione di invadere l'Irak, le trasformò in critiche acerbe per il modo in cui la guerra fu gestita per quasi quattro anni da Bush e da Rumsfeld, poi si fece promotore della nuova strategia ed è il protettore politico del generale Petraeus.


Columnnist «ultra» l'hanno attaccato perché condanna la tortura, che conosce perché ne è stato vittima nelle carceri nordvietnamite. E ne porta anche i segni, che lo fanno più vecchio della sua età. Se lo eleggeranno sarà il presidente più anziano della storia. Due anni più di Reagan.

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