L’addio di Mimun: «La tv al centro di guerre campali»

«Buona sera, scusate questa piccola intrusione ma con domani si conclude la mia esperienza alla guida del Tg1 e, nel dire in bocca al lupo a Gianni Riotta, voglio proprio ringraziarvi di cuore e ad uno ad uno per l’attenzione e la partecipazione con cui avete seguito il mio, il nostro, lavoro. In moltissimi mi avete scritto chiedendomi come si spiega l’essere sostituiti, nonostante la riconquista di un netto primato sulla concorrenza, tante innovazioni ed una corretta gestione economica. Altri ancora hanno espresso in modo netto l’opinione secondo cui quel che avviene, non essendo giustificato dai risultati, è dovuto a ragioni diverse, tutte politiche. Insomma, vi siete fatti una domanda e vi siete dati anche una risposta. Per quel che mi riguarda tranquilli: da me nessuna polemica, men che mai sceneggiate, o bigliettini da esibire e sventolare. Confido nel tempo che è galantuomo».
«Voglio piuttosto ringraziare tutti i lavoratori del Tg1 e i colleghi della direzione per la loro pazienza e il grande impegno di questi anni. Ma devo un ringraziamento soprattutto alla Rai per avermi dato fiducia per dodici anni di fila e dire che di consigli d’amministrazione e di governi ne son passati tanti e d’ogni segno, offrendomi la possibilità di realizzare 45mila edizioni di telegiornali, migliaia di ore di speciali, prima al Tg2, poi al Tg1».
«Penso d’aver lavorato molto, con onestà intellettuale e la volontà di assicurare il massimo della completezza. Non sono, naturalmente, mancati anche gli errori, ma solo chi non fa non sbaglia. Tuttavia, se a guardare il Tg1 tutti i giorni, per tredici edizioni al dì, siete stati così tanti qualcosa vorrà pur dire. Spero significhi che abbiamo saputo conquistare la vostra fiducia e che abbiate capito che ce l’abbiamo sempre e comunque messa tutta».


«S’è fatto tardi, è ora di salutarvi da questa scatoletta magica. Pensate, dovrebbe soprattutto informare, intrattenere, insomma fare compagnia e, invece,come sapete, è stata, è, e temo sarà sempre, al centro di guerre campali....».

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