«L’alpinismo di domani? Zaino, tenda ed ecologia»

Lorenzo Scandroglio

L'occasione per intercettare Alessandro Gogna, uno dei nomi che, con le loro scalate, hanno scritto la storia dell'alpinismo italiano, degli ultimi 30-40 anni era imperdibile. Fra le imprese di questo guru del movimento alpinistico nazionale si segnalano la prima invernale alla Nord Est del Pizzo Badile, la prima solitaria del Pilastro Walker sulla Nord delle Grandes Jorasses, la via nuova sulla Sud della Marmolada di Rocca, la via nuova al Naso di Z'mutt sulla nord del Cervino. Gogna l'avevamo già incontrato sul Baltoro, direzione K2, nel 2004, ma in quei luoghi c'era solo il presente e nessuno spazio mentale per divagare. Ora, mentre si accinge a tenere una conferenza su "Alpinismo ieri e oggi" al Cinema Teatro Nuovo di Trescore Balneario (Bg), venerdì 18 novembre 2005 alle 21, abbiamo pensato di fargli alcune domande sull'argomento solleticando anche la sua vocazione ecologista che lo ha portato ad operare nel cartello ambientalista di Mountain Wilderness.
Alpinismo ieri e oggi. E domani?
«Già vent'anni fa sbagliavo le previsioni, figuriamoci adesso che non sono più così aggiornato al minuto.. La mia opinione però, a dispetto di quanti ritengono che non ci siano più obiettivi, è che invece ce ne siano a iosa. Non solo lontano, ma anche sulle Alpi. Sia stando alle vecchie regole (prime invernali, primi concatenamenti, prime femminili,...) sia inventandosi modi nuovi. Per esempio lo stile alpino, tutto in spalla, zaino, tenda e via, è stato ed è ancora un metodo con cui si possono fare "ex novo" moltissime cose».
Alcuni nomi di forti alpinisti italiani di oggi...
«Ermanno Salvaterra, Mauro Bubu Bole, Pietro Dal Prà, Simone Moro, Valerio Folco, il povero Massimo Farina, che se n'è andato l'anno scorso.. Sono tutti fortissimi, anche se indubbiamente, a sentire certe cose che fanno altrove, non si può certo dire che siamo al meglio. Basti pensare all'impresa di quest'estate degli americani Steve House e Anderson sul versante Rupal del Nanga Parbat: massimi livelli di sempre!».


Montagna da vincere o da proteggere?
«Pensando alle manifestazioni sull'alta velocità in Val di Susa mi viene da dire che non hanno nessun senso se non c'è la crescita di una cultura e di una consapevolezza. Solo in quel caso si può parlare di ecologismo autentico».

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