L’alta moda di Armani modella la seta come ambra

Parigi«È un gioco d'ambra, non d'ombra» dice Armani dopo la superba sfilata Privé che si è svolta ieri a Parigi in una vecchia banca di Place Vendôme ormai trasformata in spazio per défilé. Nel backstage ricavato dal caveau con tanto di gigantesca porta blindata ancora funzionante, il più famoso stilista del mondo spiega la sua alta moda del prossimo inverno come un inno all'infinita varietà dei colori ambrati: dal beige chiarissimo della sabbia sotto il sole alle più calde tonalità biscotto in cui si perdono pagliuzze d'oro, gocce di miele o di zucchero rosato senza dimenticare le sfumature dei legni preziosi tipo sandalo, palissandro e wengé. «Ho un pezzo d'ambra in bagno, liscio e piacevole da toccare, bello da vedere nella sua liquida trasparenza», racconta Armani spiegando poi che queste tinte così speciali stanno meglio alle bionde e si confondono con l'abbronzatura.
Inevitabile pensare alla bellezza senza tempo di Lauren Hutton in American Gigolò, l'immagine femminile più vicina a quella di Carmen Kass che ha aperto la sfilata con un divino completo in crêpe di seta double color biscotto come il cappotto doppiopetto spavaldamente buttato sulle spalle. Re Giorgio non conferma e preferisce parlare di solida eleganza pensata per le donne importanti che possono permettersi il lusso di vestire Privé dal mattino alla sera.
L'impronta del Dna stilistico resta nel fulminante vestito in cady con piccola cappa incorporata oppure nell'abito da sera tagliato come una canotta sportiva ma interamente ricamato da innumerevoli paillette sfaccettate con i colori e le forme dei cristalli di rosa del deserto. Si vede anche nel semplicissimo blazer di coccodrillo nappato, in tutti i pantaloni tagliati divinamente bene e cuciti ancora meglio, per non parlare delle piccole giacche con doppia baschina e collo a sciarpa drappeggiata con sofisticata naturalezza.
Ma ciò che rende squisitamente moderna questa collezione è l'apparente semplicità della seta cucita con i punti selleria della pelle, dei tessuti marmorizzati e resinati che definiscono la linea del corpo, dei bottoni di legno, osso e corno prima nichelati quindi fusi insieme.
Perfino i più spettacolari modelli da ballo in raso duchesse a prima vista sembrano solo annodati sul corpo come un banale asciugamano ma invece nascondono una complicata costruzione che forma le canne della gonna direttamente dal bustier. L'unico difetto di questa storia è che alla fine l'idea della donna come un moderno idolo d'ambra non si materializza sulla passerella del Privé da dove invece ci arriva la conferma di un sospetto: senza gli italiani l'alta moda francese sarebbe morta e sepolta da un pezzo.
Per esempio Riccardo Tisci, adorabile direttore creativo di Givenchy, riesce a distillare in dieci capi da sera l'arte e la maestria di un grande couturier.
Difficili da portare, ma assolutamente divini anche gli otto mini-bustier creati da Giovanni Bedin per Worth, il più antico marchio dell'alta moda francese. «Stiamo per lanciare anche il prêt-à-porter», confida il designer.

«In due mesi ho venduto 45 abiti couture ma non voglio sfilare nel calendario dell'alta moda» dice invece Giambattista Valli. A noi sembra un peccato perché lui, ex delfino di Ungaro, conosce il segreto dei veri couturier: ottenere con l'abito lo stesso effetto della chirurgia estetica.

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