L’appunto Al Torino Film Festival c’è. Ma in Italia manca un distributore

TorinoW. di Oliver Stone è arrivato ieri, all’inizio del Torino Film Festival, ma oltre la fine delle elezioni americane, che hanno trainato il film negli Stati Uniti e altrove. Al Festival di Nanni Moretti si ripete con W. ciò che al Festival di Cannes capitò al Caimano dello stesso Moretti: giunse sulla Croisette col finale dove i berlusconiani insorgevano dopo aver perso le elezioni; nel frattempo Berlusconi aveva realmente perso le elezioni, ma i berlusconiani non erano insorti.
Il film di Stone avrebbe dovuto essere al Festival di Roma un mese fa. Però in maggio il nuovo sindaco della capitale mise in dubbio la manifestazione; e un quotidiano definì un'apertura del Festival di Roma con W. sgradita alla maggioranza politica. In Italia si poteva legittimamente dubitare che fosse vero; ma Stone aveva un prodotto da piazzare e non poteva rischiare. Morale: W. finì al Festival di Londra, coevo a quello di Roma. Direttrice di quest'ultimo, Piera Detassis ancor ne soffre,
Presentando W. a Parigi, Stone diceva a Il Giornale: «Bush è un idealista e un manicheo. Ho sempre criticato la sua azione, ora lo mostro sotto una luce più umana». Poi aggiungeva che nel suo film «Bush è al centro di un dramma shakespeariano». Clinton avrebbe avuto diritto solo a una pochade...
Ma torniamo al percorso verso Torino di W.. L'ultima tappa è stata il Festival di Salonicco. Intanto nessuno in Italia comprava il film per distribuirlo. Quindi il doppiaggio non è nemmeno cominciato. Bush siede ancora alla Casa Bianca, ma da noi il film di Stone uscirà, se uscirà, con Obama insediato.
Infatti alle difficoltà incontrate da Stone per finanziare W. si aggiungono quelle per distribuirlo in Italia. Il prezzo dei diritti deve essere alto, se qui nessuno l'ha ancora comprato. Una della produttrici, nelle scorse ore, ha annunciato un'intesa sarebbe imminente... Non sempre una grande attesa giova a un prodotto: quando tutti lo vogliono non c'è ancora; e quando c'è, pare ormai vecchio.
Ma la folla che s'accalcava ieri sera al Teatro Regio di Torino era da grandi occasioni. Ai cinefili l'aria della battaglia piace, anche se la battaglia è stata immaginaria.

Alberto Barbera, che si occupa della parte amministrativa e gestionale del Torino Film Festival, mi dice: «Dopo le polemiche di due anni fa sul passaggio di consegne, che avevano quasi provocato una frattura insanabile, c'è stato l'incremento degli spettatori, da ottantamila a centotrentacinquemila l'anno scorso. E la visibilità del Festival s'è impennata. E ora abbiamo aggiunto due sale per non lasciare la gente fuori». Strano: l'Italia è l'ultimo Paese dove si fa la fila per Bush.

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