L’atletica si mette in marcia: "Smog? Ce n’è di più a Milano"

Ivano Brugnetti questa notte difenderà il titolo olimpico nella 20 km: "I veri problemi saranno il caldo e l’umidità"

L’atletica si mette in marcia: "Smog? Ce n’è di più a Milano"

nostro inviato a Pechino
Tirate un bel sospiro. Ma come? Con quest’aria inquinata. «Macchè smog, a Milano si sta peggio». Ivano Brugnetti ha gli occhi zampillanti energia e adesso se la ride dopo averne letto d’ogni sorta. Ha provato l’aria, ma le ricerche scientifiche l’hanno rassicurato. Da qui la sentenza. «Vivendo a Milano uno è abituato allo smog, poco ci manca ad essere pari».
Tocca a loro, agli uomini delle grandi fatiche capire il problema, stabilire la verità e rischiare l’asfissia. L’aria di Pechino può demolire marciatori e maratoneti. La marcia parte questa notte (le nove del mattino per la Cina), Brugnetti è stato il re della 20 km ad Atene. Ora ci riprova. Nel mezzo qualche disavventura: fermato dal vomito agli europei di Helsinki, fermato dai giudici mentre era in testa l’anno passato al mondiale di Osaka. Un gruppo di spagnoli, cinesi, russi e un messicano come avversari. Lo smog come variabile indipendente. Ma forse è davvero tutto fumo. C’è di peggio. Per esempio l’umidità.
Brugnetti ha studiato la materia ed ora può spiegare. «I nostri esperti scientifici hanno esaminato l’aria e i risultati sono sbalorditivi: carbonio e nitrato sono quasi assenti». E lo smog si ciba di quelle due componenti. Il vero problema sta nel 90 per cento di umidità e nei 30 gradi di calore. «La grande cappa che vediamo nel cielo è solo umido. Dovremo combattere con quello. Io, ad Osaka, mi sono trovato in condizioni simili e ho reagito bene». Antonio La Torre, il tecnico dei marciatori, parla piuttosto di frequenze cardiache. «La fatica arriva prima: normalmente fai un chilometro al ritmo di 4 minuti e 20. Qui raggiungi la stessa frequenza di battiti con un ritmo inferiore: 4’40».
Luciano Gigliotti, l’allenatore di Stefano Baldini e dei maratoneti, punta il dito contro il caldo umido, determinante nelle corse di resistenza. Ma soggiunge che gli italiani potrebbero trarne vantaggio. I cinesi hanno attrezzato le strade per evitare scherzi del destino. Nella maratona ci saranno rifornimenti d’acqua ogni due chilometri e saranno collocate sette docce nell’arco dei 40 chilometri. «Nel caso qualcuno abbia proprio bisogno di un bel rinfresco».
Invece il problema smog era già stato ridefinito in aprile. «Quando siamo venuti abbiamo capito che in questi mesi ce ne sarebbe stato meno». Insomma tanto fumo e poco arrosto. Meglio: l’arrosto lo produrrà l’umidità. Problema per tutti. «Noi marciatori - pronostica Brugnetti - dovremo tener duro fino agli ultimi cinque chilometri, poi veder quanta birra abbiamo. A quel punto le gambe cominciano a sentire la mancanza di ossigeno. Io sono tranquillo: i test mi hanno detto che sto bene. Vedrò di stupire anche me stesso». La medaglia di Atene è là, in casa. In bella mostra. «È bellissima e nessuno può togliermela. Questo mi consola».
Qui a Pechino, Brugnetti tenterà di mantenere alto l’onore di famiglia. Ora le figlie sono due. Una è nata un mese fa e il papà l’ha vista di sfuggita.

«Sono fuori casa da un mese e mezzo. Sono le mie bellissime medaglie. Per fortuna usiamo Skype, posso vederle al computer». Caro papà, ci vuole un regalo. Gli ori olimpici della marcia sono sei. Forza, fateci raccontare dei magnifici sette.

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