L’autentica India si racconta con un musical

Ritmi frenetici, energia coinvolgente, atmosfere esotiche, colori accesi, danze tanto veloci da togliere il fiato ma curate nei minimi dettagli, movimenti sensuali, lacrime, passione, ironia, romanticismo e perfino acrobazie: è una miscela vorticosa, o meglio un’attenta e spettacolare strategia di seduzione dal palco alla platea, quella che salirà in scena con il musical Bollywood the Show, per la prima volta in Italia, dal 28 aprile al 17 maggio al teatro Olimpico. Una sorta di abbagliante - anche per lo splendore dei costumi - «meta-musical», in cui il mondo dello spettacolo riflette su se stesso, usando lo strumento del teatro per raccontare il cinema, industria di punta di Mumbai con i tanti «Masala movies», che, come dice il nome rubato alla speziata cucina tradizionale, uniscono ingredienti diversi, talvolta contrastanti, per avere «sapori» unici. Quelle che, fino a poco tempo fa, sembravano suggestioni, atmosfere e produzioni lontane dai grandi circuiti, negli ultimi anni sono diventate tanto popolari da trasformarsi in una moda internazionale. Da Salaam Bombay! e Moonsoon Wedding, fino a The Millionaire di Danny Boyle. Senza dimenticare lo spettacolo Bombay Dreams di Andrew Lloyd Weber, divenuto ormai un classico. Ottenuta la meritata attenzione, ora l’Hollywood orientale si presenta ufficialmente in uno show elettrizzante, che vuole essere pure informativo, per mostrare l’India com’è realmente. Stanco di farsi raccontare, in Bollywood the show il Paese si mostra con gli strumenti tipici del «suo» grande schermo. A partire da musica e danza. È nelle scene di ballo e nelle canzoni, scelte tra le colonne sonore più belle di ottanta anni di film di Bollywood, che risiede l’anima dello spettacolo. Uno per tutti, il brano Say Shava Shava, che sintetizza brillantemente la doppia anima dell’India, fortemente attaccata alle radici, ma al contempo aperta alla modernità: è, infatti, una romantica dichiarazione sentimentale su base dance.
Il musical illustra il contrasto culturale tra passato e futuro nel tentativo di equilibrarlo e condurlo all’armonia nel presente. La storia, ispirata alla realtà, è incentrata sulla famiglia Merchant, una tra le più note dinastie cinematografiche indiane. Non a caso, Vaibhavi Merchant è coreografa dello show - sue erano le danze del film Lagaan - e la musica è stata composta e arrangiata da Salim e Sulaiman Merchant. «A Mumbai, tre anni fa, ho avuto l’onore di incontrare Vaibhavi - dice Toby Gough, autore e regista -. Volevo proporle di creare le coreografie di uno spettacolo di danza. Sapevo che era la coreografa di maggior successo di Bollywood, ignoravo discendesse da un’antica dinastia, la cui storia abbraccia 70 anni di produzioni cinematografiche. La famiglia Merchant ha così costituito la base dello show».
In scena, lo «scontro» tra la coreografa Ayesha - interpretata da Carol Furtado, ballerina e modella - e il nonno Shantilal, re del cinema indiano «classico». A confrontarsi sono due generazioni e modi di intendere il grande schermo. Alla morte del vecchio, il conflitto sarà sanato con un viaggio della giovane alla scoperta della tradizione.

Tra difficoltà, riflessioni e tanti balli, il lieto fine è assicurato in un colorato mix di folclore locale e ispirazione internazionale. Perché la grande magia di Bollywood è l’emozione. Di corpo e anima, in «movimento».

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