L’Europa si mangia la manovra economica

Di fronte alle decisioni di Bruxelles correttivi inutili: ci saranno 4 miliardi di gettito in meno. La Ue imporrà nuovi sacrifici per garantire il fondo salva stati

L’Europa si mangia  la manovra economica

I conti non tornano. O il governo sta facendo «giustizia sociale» o sta lavorando per la sopravvivenza del Paese. In tutti e due i casi ci sono note assai stonate. Sarebbe quindi meglio rendersi conto in fretta della realtà perché i mercati nelle due giornate passate hanno dimostrato, oltre ogni ragionevole dubbio, che le decisioni prese in Europa, possono mangiarsi tutta la manovra in un boccone, indipendentemente dalle nostre scelte.

Scartiamo subito la prima ipotesi perché l’«equità» non la deve decidere un governo tecnico. Concentriamoci quindi sulla seconda fattispecie, che dovrebbe poi essere la «mission» di questo governo.
Ci stanno dicendo che le misure, le «medicine amare» sono dure, sofferte, ma indispensabili per evitare il disastro e la catastrofe. Sarà, però se si chiedesse ad esempio ad un commesso di scuola di raccontare qualcosa del suo lavoro si può stare certi che vi dirà che fa tutto lui e che, senza il suo indispensabile impegno, di tutto l’edificio scolastico non rimarrebbe pietra su pietra. Visto quindi che la leggenda dell’indispensabile la raccontano tutti e che i cimiteri pullulano di persone insostituibili, forse è il caso di considerare un paio di fatti decisivi.

Primo: ieri Bankitalia ha stimato che l’impatto della manovra farà calare il prodotto interno lordo dello 0,5%. Probabilmente a palazzo Koch sono stati piuttosto ottimisti, ma facciamo finta di crederci. Visto però che sempre la Banca d’Italia ha calcolato che la pressione fiscale è ormai al livello record del 45% i calcoli si fanno in fretta: Se sparisce lo 0,5% del Pil spariscono 8 miliardi di euro e quindi spariscono anche le tasse ad esso relative pari a poco meno di 4 miliardi. Quindi già così si capisce come parte dei soldi che entrano dalla porta in realtà escano subito dalla finestra, lasciando fra l’altro come ricordo gli sgraditi doni della recessione.

Secondo: capitali ingentissimi stanno fuggendo a gambe levate verso stati più accoglienti nei confronti delle ricchezze. Non solo le misure fiscali mirate al patrimonio non serviranno mai a placare l’invidia sociale, che pretenderà sempre di più, ma lanciano un chiaro segnale di pericolo per chiunque abbia beni di qualsiasi tipo in Italia. Una cosa è la sacrosanta caccia all’evasore (a proposito, quanti di quelli che ringhiano contro chi ha rimpatriato capitali con lo scudo, magari sanando solo irregolarità formali, sono contribuenti modello? Quanti «poveretti con le pensioni basse» nascondono invece soggetti che hanno sempre riccamente evaso fisco e relativi contributi?) un’altra è accendere un mirino sulla proprietà anche di chi l’ha acquistata lavorando onestamente, risparmiando dopo aver pagato le tasse fino all’ultimo centesimo e che quindi avrebbe ogni diritto di essere lasciato in pace.

La furia fiscale imposta dall’Europa alla Grecia ha infatti innescato una fuga di capitali di proporzioni bibliche (200 miliardi di euro secondo il periodico tedesco Bild) lasciando un paese in ginocchio, in default, con disoccupazione in salita verticale e recessione quasi a doppia cifra. C’è un altro dato però a cui non si pensa: la Bce ha detto chiaro che non intende assumere il ruolo di prestatore di ultima istanza garantendo il debito, né la Germania lo consentirebbe. Rimangono quindi i cosiddetti «fondi salvastati».
Ebbene, da dove vengono i denari per costruire questi fantomatici fondi la cui efficacia è tutta da dimostrare? Ma ovviamente ancora dalle nostre tasche.

Ne sarà infatti prevista la contribuzione a carico degli Europei stessi e noi rappresentiamo il terzo pagatore per dimensioni. Fra l’altro stiamo già pagando, dato che i finanziamenti ai Paesi in maggiore difficoltà (Grecia, Irlanda, Portogallo) sono pagati proporzionalmente anche dall’Italia, che quindi sborsa il 6% di interesse sui propri titoli di Stato per raccogliere soldi da prestare alla Grecia al 3% e che non si sa se verranno mai restituiti.

Aggiungiamo i 15 miliardi che sempre l’Europa chiede come nuovo capitale alle nostre banche sebbene siano state più prudenti di altre e poi il quadretto dell’Europa Saturno che mangia i suoi figli è completo. Cominciamo almeno con l’esserne consapevoli.

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