L’ex «primula rossa» delle Br spiega quant’è bella l’eutanasia

Nuova maestra di bioetica con passato tra Rebibbia e via Gradoli, covo dei sequestratori di Moro, ecco la bella firma de Gli Altri (ex L’Altro, cambio di testata perché identica ad una già esistente) sui temi della vita, della laicità, dell’eutanasia, Barbara Balzerani, la «primula rossa» più avvezza ai revolver e alla lotta armata che alle battaglie etiche. Già terrorista e leader delle Br nella stagione più sanguinosa del Partito comunista combattente, tre ergastoli, scontati 21 anni in carcere, si è laureata in antropologia, sempre in carcere, dal 2006 è in libertà condizionata e da qualche settimana collaboratrice della testata della sinistra alternativa di Sansonetti, come specialista in lezioni etiche, opinionista di calibro (9, di solito). L’ultima è di ieri, prima pagina, dove la Balzerani (nome di battaglia nelle Br, Sara), dispensa profonde meditazioni filosofiche sul tema dell’eutanasia e della morte dolce (del resto sono passati almeno 30 anni dalla stagione delle morti meno dolci), con tono commosso da predica religiosa: «Nel nostro delirio di onnipotenza scientista - ci redarguisce l’ex brigatista - abbiamo dimenticato come affrontare la vita nella sua finitezza e alterato il senso della relazione d’insieme. Bisognerebbe allora tornare a scoprire i rituali di una buona morte, atti di compimento di una buona vita». La Balzerani è rimasta colpita dal racconto di Michele Murgia per Einaudi, Accabadora, sulle antiche pratiche sarde di «eutanasia» domestica, fatta dalle anziane donne dette appunto «accabadore», terminatrici, cioè coloro che «aiutano con gesto amorevole e pietoso il destino a compiersi». Nella sua tarda riflessione sulla vita e la morte la Balzerani ha cambiato però destinatario, adesso Gli Altri, alla fine degli anni ’70 il Manifesto, cui recapitò una famosa lettera firmata con altri padri della rivoluzione armata come Curcio e Moretti in cui proponevano uno «sbocco politico e sociale al ciclo di lotte maturato negli anni Settanta», in ritardo di qualche decennio rispetto alla Storia. La filosofia è una passione comune a molti brigatisti, e col tempo non si spegne ma si accentua. La Balzerani ha dato sfogo alla sua vena trascendentale su base autobiografica anche in qualche libro, come Compagna luna (e fratello mitra, infierì qualcuno) con cui si meritò i complimenti da un altro ex terrorista Valerio Morucci («Ha un dono Barbara. Anche lei sa scrivere, e bene.

Da invidiarla, per questo»), e poi Perché io, perché non tu (Jaca Book). Le mancava la cattedra quotidiana su un giornale, per riflettere su vita e morte. Temi che i brigatisti hanno affrontato lungamente. Specie il secondo.

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