L’Iplom in cucina spiega la ricetta per fornire energia

L’impianto di Busalla dalla raffinazione del petrolio alle bollicine per le bibite gassate

L’Iplom in cucina spiega la ricetta per fornire energia

Paolo Bertuccio

Per la sua prima uscita pubblica dopo l'incendio - senza conseguenze - dell'1 settembre 2005 la raffineria Iplom di Busalla, pur scegliendo una vetrina come il Festival della Scienza, ha deciso di rimanere nel proprio territorio di appartenenza. È così che è stata allestita a villa Borzino, nel comune dell'alta Vallescrivia, la mostra-laboratorio «La cucina dell'energia». «Sarebbe stato facile - sottolinea Andrea Vico, giornalista scientifico e curatore dell'evento che andrà avanti fino al 7 novembre prossimo - organizzare tutto a Genova, nel cuore del Festival. Iplom, invece, ha invece voluto dare un importante segnale di presenza con questo laboratorio aperto a tutti coloro che vogliono capire come funziona la raffineria che magari da decenni vedono dalla propria finestra senza aver mai potuto sapere molto a riguardo».
Scolaresche delle elementari e medie, quindi, ma anche del vicino liceo scientifico Primo Levi, al fianco di semplici curiosi, per scoprire quali processi fanno sì che noi possiamo utilizzare l'energia (per l'ottanta per cento derivante dal petrolio) nella nostra vita quotidiana. «La cucina dell'energia - spiega Vico - perché il nostro è un viaggio per scoprire in che modo vengono "preparati" i prodotti che fanno sì che noi possiamo ogni giorno compiere le più normali azioni, come andare in automobile. Forse - prosegue il curatore - questi processi produttivi ci fanno un po' più paura del dovuto perché non li conosciamo. Ecco perché la mostra si propone di soddisfare ogni legittima curiosità».
Ed è così che metà della mostra è dedicata proprio all'illustrazione delle tecniche di raffinazione del petrolio greggio, da cui per una sorta di distillazione si ricavano prodotti di «pesantezza» progressivamente minore. Il direttore di Iplom, Gianluigi Ratto, ricorda che «essendo Iplom la più piccola raffineria italiana, deve competere su un mercato di prodotti a loro modo di nicchia: bitume, benzina greggia ma anche oli combustibili ecologici a basso contenuto di zolfo, realizzati secondo una nostra formula originale».
Ma forse la novità è rappresentata dalla seconda parte della «cucina», quella che, anche grazie all'ausilio di installazioni multimediali, illustra la tecnica che Iplom mette in pratica dallo scorso anno per riutilizzare la CO2, l'anidride carbonica che altrimenti verrebbe dispersa nell'atmosfera risultando dannosa. Il gas viene invece compresso per poi essere rivenduto ad altre industrie che lo utilizzano in vari modi: il più evidente è la produzione di bevande gassate, le cui bollicine come tutti sanno sono proprio di anidride carbonica. Una buona parte degli stabilimenti dell'Italia settentrionale che producono queste bibite è rifornita proprio da Busalla.
Sul pavimento di villa Borzino è stato installato un pannello luminoso che si comanda camminandovi sopra e che illustra i vari utilizzi alternativi dell'anidride: per esempio, ricorda che gli estintori sono caricati proprio a CO2. E proprio una delle attività più stimolanti della «Cucina dell'energia» è la sezione in cui i visitatori, guidati da tecnici esperti, possono cimentarsi nella costruzione di una bombola antincendio.
Un modo, forse, da parte dell'azienda di ricordare l'attenzione riservata da Iplom alle misure di sicurezza. 4 milioni di euro sono stati investiti nell'ultimo anno proprio per potenziare questo aspetto di un'attività industriale certamente più esposta a rischi rispetto ad altre, mentre si calcola che la spesa per la sicurezza nei sessant'anni di presenza di Iplom a Busalla si possa aggirare intorno ai 200 milioni.
D'altra parte, sostiene il direttore Ratto, la permanenza della raffineria sul territorio è legata alle garanzie di sicurezza che questa può fornire, e allo stesso tempo è importantissimo per la valle Scrivia che Iplom possa continuare ad operare: «Siamo la principale forza produttiva della valle. Diamo lavoro a 250 dipendenti, molti dei quali giovani. A tutti, dagli operai ai dirigenti, forniamo continuamente corsi di formazione e aggiornamento». L'indotto conta invece 400 lavoratori impiegati.


«Con le norme di sicurezza sempre all'avanguardia - sono parole di Vico - e il riutilizzo della CO2 vorremmo dimostrare quanto Iplom cerchi di stare al passo coi tempi, e a volte anche di anticiparli, in un momento di transizione per il mondo dell'energia, un mondo che - conclude - dovrà presto trovare il modo di rinnovarsi e cercare di lavorare su fonti alternative».

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