L’Iran compra un esercito di scimmie L’allarme: cavie per armi biologiche

È un esercito di scimmie ed è l’ultimo inquietante segreto dell’Iran. Centinaia di piccoli cercopitechi, le cavie preferite dagli scienziati specializzati nella sperimentazione di armi batteriologiche, sono acquistate ogni anno da misteriosi emissari iraniani, pagati in contanti e trasferiti dalla Tanzania in due inaccessibili laboratori farmaceutici sospettati di collaborare con l’industria militare di Teheran. L’attività, su cui già indagavano i servizi segreti statunitensi, è venuta alla luce dopo l’inchiesta di un giornalista del Times di Londra, arrivato nel Paese africano per indagare sui traffici di scimmie vive.
Tutto inizia quando Filbert Rubibira, un trafficante africano specializzato nella vendita di primati vivi, cita gli scienziati iraniani come esempio di affezionati e discreti clienti e spiega al giornalista i segreti della sua attività: «Ne vendiamo tantissimi agli iraniani, anche se non ci spiegano mai per cosa li usino. Loro sono assai riservati e a noi sapere tutto non serve... possiamo far scrivere che servono per scopi medici oppure semplicemente per ragioni commerciali... che finiscano in uno zoo o in un laboratorio poco importa, l’unica cosa importante è far autorizzare il volo che li trasporterà fuori dal Paese». Da lì a farsi raccontare da Nazir Manji, un collega di Rubibira, che lo scorso anno una spedizione di esperti iraniani dell’istituto Razi e dell’istituto Serum si è portata a casa 215 cercopitechi vivi facendoli imbarcare su un volo della compagnia aerea dello Zimbabwe il passo è breve. Ma anche preoccupante. «Gli iraniani sono acquirenti molto riservati e non mi danno mai molte spiegazioni, raccontano che il loro paese non importa vaccini dall’estero e quelle scimmie servono a garantire la produzione interna». Nazir Manji, un veterano del settore coinvolto da oltre 22 anni nel commercio di scimmie vive, non è però troppo disposto a crederci: «Secondo me gli iraniani li usano per altro e si guardano bene dal dircelo, chi cerca scimmie da usare nella produzione di vaccini non compra esemplari tra il chilo e mezzo e i due chili, ma pretende bestie molto più grosse» - spiega il venditore.
Le dichiarazioni raccolte in Tanzania sono sufficienti a far scattare i peggiori sospetti. I laboratori di Razi Vaccine e Serum Research, situati a Karaj, località nei dintorni di Teheran, sono già stati segnalati da alcuni gruppi dell’opposizione iraniana come i centri dell’industria militare specializzati nella sperimentazione di armi batteriologiche. E da tre anni l’ufficio di coordinamento delle agenzie d’intelligence statunitensi accusa l’Iran di sfruttare le industrie farmaceutiche come paravento per la sperimentazione di germi e batteri utilizzabili sui campi di battaglia.

«Stanno continuando a servirsi di materiali biotecnologici con un doppio ruolo: possono venir legittimamente impiegati nell’ambito della produzione civile, ma anche nello sviluppo di un probabile programma di armi biologiche - spiega il rapporto dell’intelligence americana pubblicato nel 2005 e aggiornato soltanto pochi mesi fa. E i cercopitechi, come sanno gli esperti di guerra batteriologica, sono le cavie perfette per calcolare i possibili effetti dell’antrace e di altri aggressivi biologici sull’organismo umano.

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