Il lancio di un missile terra-terra da parte di Teheran incupisce le prospettive medio-orientali, fa saltare la visita di Franco Frattini in Iran (la seconda volta in tre mesi), ma evita anche al governo di Roma di imbarcarsi in una polemica in seno alla Ue. Allinterno della quale, come ha rilevato ieri il Financial Times, non solo non si era informati delle intenzioni della diplomazia italiana, ma non proprio tutti erano daccordo con il breve e non preannunciato blitz del nostro ministro degli Esteri nel paese di Ahmadinejad giusto ad un mese dal voto per il rinnovo del mandato presidenziale.
Frattini, senza avvertire la Ue - dato che di Iran si era parlato lunedì a Bruxelles senza alcun annuncio da parte italiana - pare abbia ricevuto una sollecitazione negli ultimi giorni. Giungendo ad ipotizzare 24 ore a Teheran per incontrare il collega Manoucher Mottaki, lex-negoziatore sul nucleare Ali Larijani (moderato pragmatico) e il vecchio amico Mohammed Khatami, ex-presidente riformista. Avrebbe voluto dialogare con loro sulle prospettive di Pakistan e Afghanistan, invitando Mottaki a Trieste, dove dal 25 al 27 giugno si riuniscono i ministri degli Esteri del G8, e naturalmente avrebbe voluto accertarsi delle reali intenzioni dellIran nei confronti di Israele che si sente sempre più minacciato dalle bordate verbali di Ahmadinejad. E invece a poche ore dal decollo da Ciampino del nostro ministro, ecco ieri due fatti nuovi ed imprevisti: proprio il capo dello Stato iraniano annunciava dalla sua città natale (Semnan) il lancio riuscito del Sejil-2, missile terra-terra capace di una gittata di 2.000 chilometri e quindi in grado di colpire Israele. «Grazie alla nuova arma - ha detto arringando la folla - il regime sionista potrà essere finalmente spedito allinferno!». E non è tutto. Lo stesso Ahmadinejad, attraverso canali diplomatici, faceva sapere che lincontro con Frattini - in realtà si sarebbe dovuto trattare solo di una stretta di mano davanti ai fotografi - non si sarebbe più tenuto nella capitale, ma proprio a Semnan dove il capo dello Stato è impegnato in campagna elettorale in vista delle presidenziali.
Non cè voluto molto a quel punto per far decidere Frattini a cassare la visita che partiva da un invito iraniano del 25 febbraio scorso. Troppo forte il rischio di essere sfruttato da Ahmadinejad non solo per la sua rincorsa allincarico-bis, ma anche di finire per apparire il ministro di un paese che approva il collaudo del pericoloso Sejil-2. Così, con una nota, la Farnesina annunciava lannullamento del viaggio motivandolo con «la richiesta condizionante di Teheran di prevedere lincontro protocollare col presidente iraniano in località diversa dalla capitale». In una telefonata con Mottaki il ministro ha espresso «forte rammarico» per l«occasione perduta».
Lo stop al blitz di Frattini ricompone - se mai ci fosse stata - la spaccatura del fronte Ue che il Financial Times di ieri dava per avvenuta, incolpando il governo italiano di aver camminato sotto traccia e senza il gradimento degli Usa e degli altri 26 soci in direzione di Teheran. Tesi questa che però sempre dalla Farnesina si respingeva, assicurando che a Washington erano pienamente al corrente della missione e asserendo che non solo la visita si doveva inquadrare nellambito degli sforzi tesi a inquadrare la crisi in Pakistan ed in Afghanistan, ma che soprattutto era legata alla presidenza italiana del G8 in vista della conferenza di Trieste dove, tra i nodi da affrontare, ci sono proprio le vicende dei due paesi e dove si spera di fare incontrare per la prima volta Hillary Clinton e il ministro degli Esteri iraniano Mottaki.
Proprio la Clinton è intervenuta ieri dopo il lancio del missile, forse per lanciare un segnale conciliante ad Israele dopo il gelo calato nei rapporti tra Washington e Gerusalemme a seguito dei primi colloqui tra Obama e Netanyahu: «Un Iran dotato di armi nucleari scatenerebbe una corsa al riarmo in Medio Oriente» ha fatto sapere, allarmata, il segretario di Stato.
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