L’Italia in A dopo 11 anni ma con i cechi rischia il ko

Riecco la Coppa Davis di antica memoria, riecco i nostri tennisti che nei grandi tornei arrivano raramente al terzo turno e solo grazie a questo appuntamento bucano i teleschermi. Il livello è basso. E il fatto che il nostro miglior giocatore, Seppi, sia appena il numero 42 del mondo, la dice lunga sulla forza di un movimento che è in grande ripresa a livello giovanile, ma non riesce a costruire un giocatore all’altezza di Pietrangeli o Panatta o Barazzutti, il capitano di tutte le nazionali. Ci sarebbe qualche talento in giro. Ma il tennis non è fatto solo di tecnica, tattica e gambe, ci vuole anche la testa. E proprio in testa battono ogni tanto i nostri due migliori giocatori, Bolelli e Fognini, recenti semifinalisti in doppio agli Us Open. Se avessero gli attributi delle ragazze, compirebbero l’auspicato salto di qualità e si ritroverebbero fra i primi 25-30 al mondo. Le colpe sono personali, non solo di sistema. “Piove, governo ladro”, non funziona più da alibi. Ci sono poche federazioni al mondo come la nostra, che assiste in modo tanto assiduo gli atleti e le atlete di vertice.
E’ già un grande successo aver ritrovato la Serie A dopo 11 anni di purgatorio con una caduta nell’inferno della Serie C in seguito agli schiaffi ricevuti da Marocco e Zimbabwe, pensate un po’. Per non parlare delle sfide perse con Israele e Finlandia. Lo spareggio vinto a settembre in Cile ci permette di affrontare da oggi a domenica, ahinoi sul velocissimo indoor di Ostrava, la Repubblica Ceca che presenta il talentuoso Berdych (7 del mondo) e il potente Stepanek (oggi 31, ma già 8).

Il ct Barazzutti schiera a sorpresa Bolelli, numero 135, al posto dell’influenzato Starace e dell’infortunato Fognini, confidando in un colpo d’ala del 26enne bolognese. Accanto a lui Seppi, 28 anni il prossimo 21 febbraio. E proprio al bolzanino si chiede il miracolo di battere Stepanek nell’incontro inaugurale. Ci riuscisse, potremmo coltivare qualche sogno di gloria.

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