L’Italia chiude con la solita lezione

CardiffL’ultima sporca meta è tutta italiana. Ma come a Saint Denis una settimana fa, è amara anche a Cardiff, dopo l’ultima sfida persa contro i Dragoni. Al Millennium finisce 33-10, è la quarta sconfitta della serie. In mezzo c’è la vittoria del Flaminio contro la Scozia (che ieri ha vinto in Irlanda 23-20), che non cancella una parte finale di torneo in cui la squadra di Mallett è stata dominata. Netta anche con il Galles la differenza di valori. Le attenuanti sono questa volta gli infortuni: quello di Canale, dopo appena due minuti di gioco, quello di Canavosio che trova gli spogliatoi dopo appena mezz’ora di gioco. La luce si spegne lì. Se non altro, anche senza brillare, fino ad allora gli azzurri erano rimasti in partita. Una buona difesa, quello che serviva contro un Galles confusionario ma non pericoloso. Il debuttante Prydie ben controllato, Shane Williams arginato da Robertson. Roba da copione per una squadra come quella italiana che in campo ha bisogno di pochi punti fermi.
In attacco, la solita storia. Una squadra che palla in mano non punge nessuna difesa. A Cardiff ci ha messo lo zampino anche Gower non particolarmente ispirato in una intelaiatura davvero priva di punti di riferimento. A fare la differenza allora ci pensa la mancanza di disciplina azzurra. Barnes è inflessibile con la prima linea e nel gioco a terra. Il risultato sono quattro punizioni che Stephen Jones (100 per 100 dalla piazzola) non fatica a spedire in mezzo ai pali. Ci dice male con il montante che Mirco Bergamasco colpisce e con l’improbabile drop di Gower: i punti non arrivano. È una squadra che segna poco l’Italia, e se lo fa ci riesce con i suoi impact player, ovvero i panchinari come dimostrano le due mete di Canavosio a Scozia e Francia. Se poi la difesa, che al Flaminio contro gli inglesi aveva meritato la standing ovation, a Cardiff perde cardini, ecco che per la squadra di Gatland diventa un gioco da ragazzi andare a colpire lì dove c’è il nervo scoperto.
Tornati dagli spogliatoi, infatti, l’attacco gallese ci mette davvero poco a salire in cattedra. Stephen Jones e Shane Williams a ispirare, James Hook a colpire con la difesa azzurra tagliata in due dal più banale cambio di passo. Stesso tema già disegnato sul campo in occasione della marcatura di Lee Byrne annullata dall’arbitro per un blocco irregolare. Dettagli che fanno capire come la versione light dell’Italia non ha ancora i mezzi per sopravvivere ad alto livello. Senza Canale, Garcia diventa un problema lì a metà campo, con Tebaldi che si lascia anticipare in occasione della trappola che Shanklin prepara per quattro azzurri: si apre un varco ed ecco l’ennesima fuga per l’ennesima meta di Williams, il finalizzatore.
Il Galles si rilassa: la partita è ormai in tasca, le pressioni sopra la testa di Gatland allontanate di colpo. È il momento della nostra sporca ultima meta. La firma McLean, uno che almeno le partite le ha giocate tutte dall’inizio. Ha il sapore amaro perché da Cardiff si esce comunque con la sensazione di un passo indietro.

Ora il Sudafrica, due test, il 19 e il 26 giugno in pieno mondiale di calcio. E, mentre la Francia festeggia il grande slam (12-10 all’Inghilterra), noi avremo tempo per continuare ad annoiarci con il nostro campionato.

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