L’orgoglio di Bertolaso: «Mai ingannato gli italiani»

RomaNessun favore sessuale, né passaggi di denaro sospetto. Si difende a tutto campo Guido Bertolaso, all’indomani del terremoto giudiziario che lo ha travolto. Non si tira indietro davanti ai microfoni dei tg e definisce l’accusa di corruzione formulata contro di lui dalla Procura di Firenze «infamante e drammatica». «Io non c’entro con questa vicenda - dice -: penso che si sia trattato di un grosso equivoco. Nelle carte si parla di compensi in denaro e anche di favori sessuali, cose assolutamente che non esistono. Appena avrò la possibilità di confrontarmi con i magistrati sarò in grado di chiarire». Il capo della Protezione civile spiegherà agli inquirenti che le conversazioni riportate nell’ordinanza («Se oggi pomeriggio Francesca potesse... io verrei volentieri... una ripassata») si riferiscono a sedute di fisioterapia concordate al telefono e non a incontri sessuali. «Il Salaria Sport Village (dove si sarebbero consumate le presunte prestazioni, ndr) - spiega Bertolaso - è uno dei centri sportivi più grossi di Roma, al cui interno c’è anche una struttura per fisioterapia e Francesca è una persona perbene, molto brava, cui ricorrevo per lo stress». Niente sesso, dunque, né festini: «Le idee che qualcuno poteva avere per indurmi ad essere condiscendente nei confronti di chi doveva fare i lavori e dei soldi che dovevano essere spesi - commenta il capo della Protezione civile - non mi appartengono. Erano ipotesi che venivano fatte sull’abitudine di altre frequentazioni e vicende del passato. L’importante è che io non abbia mai fatto parte di questo genere di festini».
Disastri, tragedie, emergenze di ogni tipo, sempre in prima linea. E poi ecco il nome di Bertolaso affiancato a quelli di «cinici» imprenditori, in particolare a quello di Francesco De Vito Piscelli, che a pochi giorni dal terremoto in Abruzzo pensa, ridacchiando sull’accaduto, a come speculare sugli appalti («bisogna partire in quarta subito... non è che c’è un terremoto al giorno», «io ridevo stamattina alle tre e mezzo dentro il letto»). «Non è un mio amico - prende le distanze Bertolaso -, è una persona che non conosco. Trovo che di questa vicenda così tragica sia la cosa più orribile». Poi ringrazia gli abitanti dell’Aquila che vorrebbero manifestare per lui. «Grazie, ma non c’è bisogno», dice. Anche in questo frangente è agli italiani che pensa: «La mia grande preoccupazione è quella di dimostrare che non ho tradito la loro fiducia e di essere creduto dalla mia famiglia». Bertolaso definisce una «coincidenza fortuita» la sovrapposizione tra l’inchiesta fiorentina e l’approvazione del decreto legge che istituisce la Protezione civile servizi spa e spiega di non essersi mai occupato personalmente di appalti: «Il mio compito era quello di realizzare un’opera importante, una grande bonifica ambientale, restituire alla Maddalena un territorio che era stato davvero devastato e renderlo fruibile per un grande evento come il G8». A chi gli chiede se tutto questo possa far parte di un disegno per colpirlo risponde: «Poteva succedere che qualcuno mi mettesse in tasca una bustina di cocaina, mutatis mutandis è quello che sta accadendo».
L’inchiesta, intanto, mentre è ancora in corso il balletto delle competenze, si allarga. È lo stesso gip Rosario Lupo (lo stesso che a Milano archiviò l’inchiesta sul lodo Mondadori, ndr), nell’ordinanza con cui ha disposto l’arresto del presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci, degli ingegneri Fabio De Santis e Mauro Della Giovampaola, e dell’imprenditore Diego Anemone, a parlare del «coinvolgimento a vario titolo e in gran parte ancora da definire nei suoi contorni, di personaggi di grossa levatura istituzionale». I Pm fiorentini hanno cominciato a studiare i documenti sequestrati ai 40 indagati, ma è su una ventina di essi che si sarebbe concentrata la loro attenzione. Risposte sono attese dall’esito degli accertamenti patrimoniali disposti sui conti dei personaggi coinvolti nell’inchiesta, per trovare riscontri alle ipotizzate dazioni di denaro in cambio di appalti nelle grandi opere. Oggi si svolgeranno gli interrogatori di garanzia dei quattro finiti in manette, anche se a quanto pare si dovrebbero avvalere della facoltà di non rispondere.

Poi l’inchiesta, a causa del coinvolgimento del procuratore aggiunto di Roma Achille Toro accusato di aver rivelato agli indagati notizie sulle indagini in corso attraverso il figlio Camillo, passerà alla Procura di Perugia. «Non avevo segreti da rivelare - si è difeso in lacrime davanti ai giornalisti il magistrato - io e mio figlio non abbiamo mai conosciuto Balducci e Anemone».

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