L’Osr alla conquista della Cina

Alle 14,28, l’ora maledetta, le note dell’«Eroica» di Ludwig van Beethoven risuoneranno tra le macerie di Dujiangyan, dove c’era la scuola e l’ex conservatorio. Il 12 ottobre prossimo, a cinque mesi dal violento terremoto che sconvolse la città e l’intera regione cinese delle Grandi Dighe, sarà la musica dell’Orchestra Sinfonica di Roma, a «offrirsi per condividere il dolore, portare consolazione e una speranza di rinascita», come dice il maestro Francesco La Vecchia, anima di questa tournée del tutto particolare e di questa istituzione musicale unica nel panorama italiano.
Un’orchestra privata, una delle pochissime in campo europeo, che sarà in Cina dall’11 al 17 ottobre: cinque concerti, di cui uno tra le macerie della città più colpita dalla scossa di 7,6 gradi Richter, per raccogliere tra le ricche Pechino e Shanghai più soldi possibile, da devolvere alle popolazioni colpite. Alla fine, con il tutto esaurito già previsto nei tre concerti pechinesi, si tratterà all’incirca di 200mila dollari: un bel gruzzolo, anche se il direttore dell’orchestra minimizza: «Un piccolissimo gesto, che mira però a superare le barriere dell’indifferenza, cosa che soltanto la musica può fare con la sua sublime immediatezza».
È di La Vecchia l’idea e la preparazione del viaggio cinese, senza intervento di nessuna istituzione pubblica o politica. «Sono andato a Pechino in giugno - racconta - appena ho avuto sentore che le prime perplessità del governo cinese stavano vacillando. Ma sarebbe ancora bastato il semplice “no” di un funzionario per far saltare tutto...». Invece Davide ha abbattuto Golia, una storia che si ripete, nella vita di La Vecchia. Allo stesso modo è riuscito a imporre la sua orchestra nell’asfittico mondo delle istituzioni musicali italiane: enti pachidermici, sovvenzionati con i soldi pubblici e spesso in crisi di idee, di gestione, di pubblico. Da quando l’Orchestra Sinfonica di Roma è nata, sei anni fa, impressionante è il ruolino di marcia: due-tre tournée di prestigio all’estero ogni anno, un centinaio di concerti a Roma per stagione, molti dei quali in scuole, ospedali, carceri, centri di recupero dei tossicodipendenti, ambasciate. Performance gratuite, con l’Orchestra (di proprietà dell’Arts Academy, a sua volta beneficiaria di donazioni da parte della Fondazione Roma) che in taluni casi si sobbarca persino le spese del trasporto e dell’allestimento.
Uno spirito dinamico che ha portato questa giovane realtà musicale (anche gli orchestrali sono per lo più trentenni) a rivaleggiare con le più blasonate Accademia di Santa Cecilia e Opera di Roma, malgrado un bilancio annuo di 4 milioni e mezzo di euro che è poca cosa rispetto ai circa 120 milioni di euro l’anno, di denaro pubblico, delle due istituzioni maggiori. Da qui un’offerta sicuramente più popolare (ma non necessariamente più facile) e un pubblico giovane ed entusiasta: l’età ai concerti dell’Osr è sui 32 anni, contro i 73 della media nazionale.
Oltre un centinaio di dipendenti fissi (all’Arts Academy), un bando internazionale ogni anno per rimpiazzare alcuni dei 120 professori d’orchestra con contratto a progetto, il vanto di aver sovvertito il normale andazzo delle cose. «È chiaro, il nostro esperimento non risolve, è una goccia d’inchiostro in una damigiana. Però forse serve a introdurre una riflessione - spiega il maestro - perché se ognuno facesse così non ci sarebbero tanti commissariamenti e forse sventeremmo anche la perdita di credibilità, per cui la musica è sempre l’ultima ruota del carro e i tagli alla cultura finiscono per partire sempre da noi». La Vecchia non si arrende. Dal governo, dice, spererebbe la detrazione fiscale delle somme investite in attività culturali e qualificate, come avviene negli Stati Uniti. «Chissà che Berlusconi non s’inventi qualcosa, e faccia il miracolo».
Romano di periferia, figlio di tramviere, Francesco La Vecchia ha fatto il primo concerto a 9 anni e girato l’Europa, «a occhi sgranati», seguendo il nonno materno Francesco Rociola, violoncellista. L’incontro determinante fu però con il maestro Franco Ferrara, il «maestro dei maestri», che gli intimò di intraprendere la professione di direttore d’orchestra, suggerendogli anche di «mettersi in proprio». Cosa che La Vecchia fece, accumulando esperienze su esperienze all’estero (Ungheria, Brasile, Messico e Portogallo). «Così sono diventato anche uno specialista nella creazione d’orchestre», dice con un sospiro. Gli è stato chiesto di farne una a New York, e ci sta pensando.

Non prima, però, di portare a compimento la sfida dell’Osr, il «gioiello» che in tanti ormai gli invidiano. Forte di un piccolo grande segreto, che La Vecchia spiffera senza troppi complessi: «Ci divertiamo da matti...». Beata sana follia, capace di scalare le montagne.

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