«Con l’Udc tante priorità in comune»

Cesare Cursi, presidente della commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato e responsabile nazionale sanità del Pdl, le regionali sono ormai alle porte, è tempo di programmi e alleanze.
«Non c’è dubbio che le due cose debbano procedere di pari passo. Sarebbe assurdo pensare ad alleanze solo elettorali e non politiche, non fondate su un programma comune. Il centrosinistra ha dimostrato ampiamente come si siano dimostrate fallimentari queste scelte. E questo mi dà ragione di credere che motivi di fondo come la famiglia, la sicurezza, la riforma della sanità regionale, il tema della casa tanto caro al governo nazionale, non possano non creare un collante straordinario di intesa con l’Udc, che proprio su questi temi fonda la propria azione politica».
L’uscente maggioranza di centrosinistra sembra aver fallito proprio su questo: nessuna attenzione allo stato sociale.
«Credo che il difetto più grave sia stata la totale incapacità di incidere sui temi portanti del governo regionale, primo fra tutti quello della sanità. Si è passato troppo tempo a correre dietro ai fantasmi del passato senza porre in essere alcuna riforma strutturale del sistema sanitario regionale. Il Lazio spende circa il 6,73 per cento del proprio Pil per la sanità contro il 5,06 per cento della Lombardia, che non accumula debiti ed eroga servizi eccellenti, mentre la nostra regione si attesta su un disavanzo strutturale di circa 2 miliardi di euro all’anno. Il tutto di fronte a una qualità del servizio che l’ultima indagine del Censis ha collocato al quattordicesimo posto nazionale. Insomma, le risorse ci sono, completamente sbagliato è il modo di gestirle. In più, altro elemento comune con l’Udc, è l’esigenza di ridurre e ridefinire il ruolo delle Asl che sono troppe e, spesso, fuori controllo».
L’azione del governo regionale è sembrata assente anche sui temi legati allo sviluppo del tessuto produttivo del territorio.
«Più che altro è stata inconsistente, per colpa di pochi interventi di scarsissima entità che nulla hanno portato al sistema produttivo regionale. L’economia laziale si regge su un tessuto produttivo composto per il 97 per cento da piccole e medie imprese e proprio verso queste realtà andava concentrata l’azione di sostegno che invece è mancata. Programmazione negoziata e sostegno al credito sono le azioni che andavano maggiormente perseguite e che invece sono state totalmente disattese».
L’approvazione di Roma-capitale non complica ancor di più le funzioni istituzionali della futura Regione?
«Il conseguimento di più adeguati poteri a Roma è il grande successo ottenuto dal sindaco Alemanno, che insieme con il Governo ha capito la funzione unica della città nel panorama nazionale. Non ci saranno sovrapposizioni di competenze con la Regione ma maggiore attenzione verso tematiche ritenute strategiche».


Il suo candidato ideale per la presidenza della Regione?
«Ce l’ho ben chiaro, non il nome ma il suo identikit: una persona che ben conosce la difficile realtà della Regione, fortemente radicata sul territorio e che possa godere di ampio consenso. Sarà la coalizione, mi auguro la più ampia possibile, a decidere in base a un programma all’altezza della partita».

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