L’ultima provocazione di Gheddafi: «Gli Usa come Bin Laden»

RomaGli Usa? Come Bin Laden; anzi, peggio, vista la loro pretesa di voler «colonizzare il mondo». Il terrorismo? «Se serve, bisogna dialogare anche col diavolo». I regimi dittatoriali? «Che male c’è se la Corea del Nord vuol essere comunista o l’Afghanistan dei mullah? Non è forse anche il Vaticano un rispettabile stato teocratico? Non è detto che tutti occorra essere uguali». L’immigrazione? «Lasciate pure entrare milioni di persone e avrete il mio apprezzamento. Ma dopo 2, 10, 50 milioni di arrivi, vedrete che avrete bisogno di un dittatore per difendervi». E comunque non si tratta di rifugiati, visto che della politica non sanno e non conoscono nulla. Sono solo degli affamati».
Senza peli sulla lingua, tra palazzo Giustiniani e la Sapienza, Muammar Gheddafi, ha seminato ieri le “sue” verità a costo di provocare qualche tratto di gelo con gli ospiti italiani. L’attacco agli Usa - anche se condito di certezze sul fatto che tanti americani non fossero d’accordo con Reagan e Bush - è di quelli ad alzo zero. Tanto che Franco Frattini, interpellato nel merito, si trincera subito dietro un severo «mica possiamo essere d’accordo su tutto...». Né pare concedere attenuanti il colonnello a chi è succeduto ai precedenti inquilini della Casa Bianca. Non fa infatti menzione di Obama. Ma, dopo aver chiesto polemico «quale si consideri la differenza tra l’attacco degli americani nell’86 alle nostre case (nel bombardamento dell’Usaf di Tripoli e Bengasi dopo un attentato ad una discoteca tedesca, rimase uccisa anche una sua figlia adottiva; ndr) e le azioni terroristiche di Osama Bin Laden», specie tenendo conto che «Bin Laden non ha uno stato ed è un fuorilegge, mentre gli Stati Uniti sono un paese che dice di voler osservare le regole internazionali»; e, ancora, dopo aver messo in rilievo come «Saddam Hussein fosse una fortezza contro il terrorismo, mentre oggi l’Irak è una arena aperta ad Al Qaida», nota glaciale che a tutt’oggi «l’America non vuole la libertà dei popoli, ma vuole solo colonizzare il globo terrestre».
La richieste in partenza da Washington per una evoluzione verso la democrazia - ieri con Bush, oggi con Obama - non sembrano del resto convincerlo affatto: «Fareste meglio a non inserirvi nelle nostre questioni! Lasciateci scegliere i nostri regimi. Avete accusato Saddam di essere un dittatore. Che c’entrate voi, se il popolo iracheno accetta di votare per un dittatore? Per quale motivo vi ingerite? È forse un vostro funzionario?». Né Gheddafi è in linea con un Occidente che rifiuta il dialogo con gruppi che esplicitamente rivendicano il terrorismo come ultima spiaggia: il ricorso alle armi, per lui, è figlio del colonialismo. E anche se le azioni terroristiche - che dice di condannare - troppo spesso vedono vittime innocenti, ci sono delle ragioni a monte, dice, che bisogna analizzare con più cura e rispetto. «I palestinesi - ha ricordato - sono un popolo disperso e disarmato, cui sono stati sottratti terreni e villaggi. Eppure si continua a difendere Israele».
Non lo fermano i retaggi diplomatici o le considerazioni di opportunità. Gheddafi è parso ansioso di distillare il suo pensiero senza giri di parole. Ha ad esempio tenuto a mettere in rilievo come se Tripoli chiudesse i suoi rubinetti oggi, il prezzo del greggio raddoppierebbe o quasi dagli attuali 70 dollari. Ha chiarito che se lui ha rinunciato all’atomica senza ricevere nulla in cambio, non è detto che Corea del Nord e Iran debbano seguire il suo esempio, visto appunto che non ha fruttato alcunché alla Libia. E ha spiegato che al prossimo G8 dell’Aquila approfitterà dell’invito rivoltogli da Berlusconi per reclamare «risarcimenti» ai paesi colonialisti «per aver rapinato l’Africa e i suoi abitanti».
Ma ancora e soprattutto Gheddafi si è voluto soffermare sul tema caldo dell’immigrazione. Giudicato «insufficiente» il miliardo di euro messo a disposizione di Tripoli da Bruxelles per cercare di frenare le ondate in arrivo dal sud, il colonnello ha spiegato che non di rifugiati politici si tratta, ma di gente affamata che cerca un futuro migliore.

Non dimenticando poi di sferzare le organizzazioni umanitarie che recentemente hanno preso posizioni contro di lui in più di una occasione: «Vogliono che i flussi si ingigantiscano? Lasciamo allora alle organizzazioni di difesa dei diritti dell’uomo - ha suggerito ironico - la responsabilità di trovar loro un lavoro, cure mediche, tutto quel che serve ai milioni e milioni di immigrati che potrebbero riversarsi nel vostro Paese...».

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