L’ULTIMA TRAGICOMMEDIA

E dopo aver litigato per tessere e doppie tessere, poltrone e poltroncine, correnti e correntine, che cosa rimaneva al Pd? Una bella danza attorno allo stupro, anzi allo stupratore. Ecco, ci sono riusciti. Sembra impossibile, ma nulla è impossibile a un partito che ha un segretario leggenDario. Dal fallimento storico al fallimento tout court, passando per qualche fallo, e non solo di reazione: la scivolata prosegue, infrangendo barriere che fino a qualche tempo fa si pensavano inimmaginabili. E raggiungendo punti così bassi che al confronto Stefania Pezzopane, la presidentessa della provincia dell'Aquila, la donna che ha fatto inginocchiare Obama, è un pivot di basket.
L’ultima tragicommedia del Pd comincia venerdì pomeriggio. Si viene a sapere che l'uomo fermato con l’accusa di aver violentato 15 ragazze a Roma è il coordinatore di un importante circolo del Pd romano, quello del Torrino, nella periferia sud della città. Gestiva la sede, organizzava convegni e dibattiti, incontrava i dirigenti del partito. La notizia viene ripresa e ribattuta da tutte le agenzie e da tutti i quotidiani. È un dato di fatto importante: serve a far capire la doppia vita dell’uomo, che di giorno tutti consideravano una personcina modello e di notte, invece, andava nei garage a violentare le donne.
Potrebbe finire qui, ma nel Pd non finisce mai nulla, se non in rissa. E infatti ieri pomeriggio sullo stupratore democratico si è scatenata la tempesta di giornata. Becere accuse del centrodestra? Tentativi di bieca strumentalizzazione da parte del Pdl? Rozzi attacchi di qualche leghista delle valli bergamasche? Macché: hanno fatto tutto da soli. Se le sono date di santa ragione, accusandosi delle peggio cose, gli uni contro gli altri, piddini contro piddini. Dibattito casereccio. E anche un po’ pecoreccio. Uno spasso. Nemmeno al bar sport di Usmate Velate, al quarto giro di rosso, si scende mai a questi livelli.
Ad aprire le nobili danze è stato Ignazio Marino, l’ultimo arrivato nella corsa alla segreteria, il professore esperto di eutanasia e forse proprio per questo chiamato al capezzale del Partito democratico. Ieri, verso metà pomeriggio, se n’è uscito con una dichiarazione molto dura: «Trovo davvero incredibile che un criminale che già 13 anni fa era stato coinvolto in odiosi reati di violenza sessuale possa essere arrivato a coordinare un circolo del Pd. È evidente che nel Pd abbiamo una questione morale grande come una montagna». Questione morale? Da Berlinguer al garage dello stupratore? Possibile? Il partito si ribella: David il Bello Sassoli accusa Marino di essere «poco dignitoso», Rosi Bindi lo definisce senza «cuore né cervello», la Finocchiaro in sostanza gli dà dello squilibrato. Adinolfi invece conferma: «La questione morale esiste». E la Serracchiani, non trovando nulla di simpatico in tutto ciò, parla di «inopportuna strumentalizzazione», con un comunicato che sembra più in sintonia coi tempi di Fanfani che con quelli del web.
Ma è quando scendono in campo gli altri due candidati alla segreteria, Franceschini e Bersani, che si capisce che la partita è seria. Vero terreno di dibattito congressuale. Il leggenDario picchia duro: «Marino offende migliaia di iscritti». Bersani ancor di più: «Cose del genere non le pensa nemmeno il nostro peggior avversario». Marino accusa il colpo, abbozza una scusa («nessun intento offensivo nelle mie parole»), ma ribadisce il concetto. Che poi è un concetto molto semplice: chi ha guidato il partito finora non ha saputo scegliere i dirigenti, tanto è vero che mette uno stupratore a coordinare un circolo. Quindi ci vuole la svolta. Quindi ci voglio io.
E così un sabato pomeriggio d'estate se ne va con i massimi dirigenti del partito d'opposizione impegnati a tirarsi in faccia l’un l’altro la colpa dello stupratore al circolo Torrino. Non è fantastico? Che il dibattito precongressuale fosse una roba da maniaci, lo si era sospettato: nessuno immaginava che fosse una roba da maniaci sessuali. I protagonisti dell’elevato scontro, da Franceschini a Bersani, fra l'altro sono proprio quei politici che accusano il governo di dedicare troppo poco tempo alla crisi. E loro a che cosa dedicano il loro tempo? A farsi la guerra congressuale attraverso le vicende di un loro dirigente, appassionato di politica e filmini porno sugli stupri. Se questo è il dibattito precongressuale, al congresso che succederà? Si scanneranno su «Moana, l’insaziabile viziosa»? Si attribuiranno l’un l’altro simpatie politiche per Donato Bilancia o il mostro di Loch Ness?
Sia chiaro: noi pensiamo che Ignazio Marino abbia detto un’emerita sciocchezza. È vero che mettere a capo di un circolo una persona che è uscita da un ospedale psichiatrico ed è stata giudicata già una volta incapace di intendere e volere, non è forse quel che si dice una scelta politica accurata. Questo però pone un problema di selezione dei dirigenti, non certo una «questione morale». La «questione morale» nel Pd esiste davvero, ma è quella delle giunte travolte dagli scandali o quella del tesseramento (una tessera su 10 è a Napoli: ci sarà una ragione?). La «questione morale» sono le gestioni scellerate di Bassolino e Iervolino, le tangenti sanità in Puglia, la suddivisione del partito in correnti che sembrano comitati d'affari. Non l'arresto di un (presunto) stupratore, che è e resta un drammatico caso singolo e irripetibile.
Ma il problema è che della vera «questione morale» nel Pd non si parla. Nemmeno il «novissimo» Marino ne ha mai parlato. Silenzio. Imbarazzo. Così come non si parla di nuove idee per l’economia o la giustizia, così come non si avanzano proposte per cambiare il welfare o il pubblico impiego. Si preferisce, piuttosto, passare un intero pomeriggio a far la danza dello stupratore, scendendo dai bassifondi della politica ai bassifondi del porto, e dimostrando un’ampiezza di vedute che al confronto Stevie Wonder è un’aquila. Povero partito, come l’hanno ridotto. Dalle Botteghe Oscure ai garage oscuri.

Dicono che il coordinatore arrestato avesse in casa, accanto alla tessera del partito e alla sua videocassetta preferita «Stupri Gallery», un memorandum in cui si diceva: «Guarire dalla malattia prima possibile. Basta con questi impulsi autodistruttivi». Gli esperti non hanno ancora capito se fosse preoccupato per le sue condizioni di salute. O per il Pd.

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