L’unità proporzionale

Sembra che il sistema politico italiano si sia fissato a un tempo sul carattere bipolare della politica e sulla frammentazione dei partiti. Le due cose sono contrarie tra di loro, ma la vita è appunto una continua combinazione di contrari. Gli elettori vogliono scegliere tra destra e sinistra e anche indicare il partito delle coalizioni contrapposte a cui va il loro voto. Sia la destra che la sinistra hanno dovuto fare il cumulo di tutte le forze politiche nella loro parte, nessuno escluso. E la ragione della vittoria è stata dovuta all'inclusione del maggior numero di partiti. La sinistra è stata più accorta della destra nel non porre confini a sinistra, la destra, nonostante il grande impegno di Berlusconi per includere tutta la destra, non è riuscita a farlo per la difficoltà dei suoi alleati di coalizione. Si comprende perciò che, grazie a questo carattere di sintesi dei contrari che gli italiani privilegiano nella loro scelta politica, abbiamo i due schieramenti, di destra e di sinistra, fatti di molti partiti, nessuno dei quali si può considerare dominante. Sia a destra che a sinistra si è voluto superare questa contrarietà tra bipolarismo e frammentazione del voto in più partiti: la sinistra ha pensato al partito democratico, la destra al partito unico. Ora ambedue questi progetti sono in sofferenza.
Nella Casa delle libertà vi è il problema nato dalla leadership di Berlusconi che non ha successori designati e non può nemmeno averne, tanto peculiare è la sua vocazione politica. È quindi inevitabile che Udc ed An si domandino come affrontare la insostituibilità di Berlusconi, su come far passare la forza di un carisma personale all'oggettività di una forza politica. Il problema esiste anche per Forza Italia e, raddoppiato per le condizioni di salute di Bossi, anche nella Lega. I partiti della Casa delle libertà cercheranno di dare qualche autonomia alla loro specifica vocazione politica, ma dovranno al tempo stesso mantenere l'unità della coalizione, oggi assicurata soltanto dal presidente di Forza Italia. Il bipolarismo è insuperabile e pone un limite al vagabondaggio in cui Follini e Tabacci sembrano voler chiudere la Casa delle libertà.
Le variazioni di voto non sono un problema. Se Forza Italia votasse no alla posizione del governo sull'Afghanistan e l'Udc a favore, ciò non sarebbe un grave problema. Quello che è impossibile, a causa del bipolarismo, è che l'Udc accentui le sue differenze in modo sistematico. Il bipolarismo impedisce la linea tentata dall'Udc con la segreteria Follini: quella di far nascere una linea di intesa tra una Udc non più berlusconiana e una Margherita non più prodiana. La sinistra ha confermato il suo bipolarismo, la Margherita ha resistito a ogni tentazione e l'Udc è tornato alla base. Sarà così anche in ogni tentativo futuro.
Ma è difficile che nasca il partito unico del centrodestra proprio perché gli elettori della destra vogliono scegliere il partito a cui dare fiducia. Il principio della coalizione, segnato dal corpo elettorale, è che sottolineare la differenza nella coalizione è possibile solo se si accentua maggiormente la differenza dall'altra coalizione. Berlusconi ha vinto le elezioni politiche perché lo ha fatto. Fini e Casini hanno privilegiato il tema della loro identità di partito a quello della unità di coalizione.
Anche il partito democratico, nonostante i vigorosi impegni intellettuali per farlo nascere, non decolla. E le difficoltà maggiori provengono dai Ds. L'identità comunista è stato l'elemento fondante di tutta l'operazione della sinistra. Il tentativo di coniugarla in chiave socialdemocratica non è riuscito; ma da questo ad accettare che il Ds si sciolga in un partito che rigetta l'identità socialdemocratica e non aderisce all'internazionale socialista, ci corre. Sparirebbe la sinistra di matrice Pci che ha guidato tutto il passaggio, la propria transizione e quella della sinistra. L'unica sinistra rimarrebbe quella radicale, giustificata anche dal fatto che una parte dei Ds, guidata da Fabio Mussi, pur non molto rilevante, sin da ora non accetta di integrarsi al partito democratico. Inoltre l'abbraccio con la Margherita obbligherebbe il partito democratico a rispettare le tesi dei vescovi sulla vita, mentre il mondo della sinistra europea evolve nel senso di fare centro della propria proposta l'espansione dei diritti civili.
Ed è in questa condizione improbabile che si rivede il sistema proporzionale, il più congeniale alla realtà italiana. Niente sembrava più provvisorio della riforma elettorale fatta in fine legislatura della Casa delle libertà.

Ma essa, nella sua irrazionalità formale ma nella sua ragionevolezza italiana sembra cogliere quello che vogliono gli elettori: forte differenza tra destra e sinistra, ma potere di scelta per vari partiti all'interno di esse.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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