L’uomo scopre il suo stile. Nel passato

Le sfilate di Milano moda si aprono all’insegna di una nuova eleganza che guarda alle radici. Come la Sicilia di "Baarìa" che ispira Dolce&Gabbana

L’uomo scopre il suo stile. Nel passato

Milano Tornare alle proprie radici, guardare al passato con gli occhi di chi sa progettare il futuro, pensare al presente. È la ricetta vincente delle grandi firme in passerella ieri a Milano per la prima giornata di sfilate uomo del prossimo inverno. C’è il rischio molto concreto di sentirsi dire che alla moda serve la scossa del nuovo, ma quel che hanno fatto Dolce & Gabbana, Zegna, Costume National, per certi versi Jil Sander e senza dubbio C.P. Company, non è tanto una prudente ricerca d’archivio quanto una coraggiosa e ferma affermazione d’identità. L’indimenticabile show di Dolce & Gabbana con un continuo gioco di rimandi tra il kolossal Baaria di Giuseppe Tornatore e lo stile di una collezione basata sulle tre s di sicilianità, sartorialità e sensualità, tocca il cuore di chi c’era quando 20 anni fa i due stilisti hanno debuttato nella moda maschile rivoluzionandone i canoni e mettendo un punto fermo nello stile. Al regista e alla casa di produzione Medusa hanno chiesto il permesso di proiettare spezzoni del film.
Neanche il grande cinema può fare meglio di loro il «masculo siculo» che si vende come niente in tutto il mondo grazie dalla sartorialità impeccabile dei modelli, la sensualità della canottiera alternata alla semplice camicia bianca, le belle giacche dalle spalle insellate, la versione moderna del vestito «buono». Anche alla sfilata di Zegna viene proiettato un film così tenero e illuminante che ci si commuove sentendosi fieri di essere italiani. Si tratta di un cortometraggio ottenuto assemblando immagini d’archivio sulla storia industriale del nostro Paese in occasione del centenario del Gruppo Zegna. L’interprete principale è un uomo, Ermenegildo Zegna, che ebbe il coraggio e la capacità di togliere agli inglesi il primato nel tessile-abbigliamento maschile. Lo si vede passeggiare nell’Oasi Zegna, ma anche al lavoro nel lanificio di Trivero, i pacchi pronti da spedire in tutto il mondo, le scene di ginnastica dell’epoca fascista e poi le facce scure degli operai nel dopoguerra seguite a ruota da quelle molto più felici del boom. In passerella a raccogliere gli applausi per una collezione classica, perfetta, mettibile dal primo all’ultimo modello, tre dei nipoti di questo grande signore che ha dato lustro all’Italia. Anna, Paolo e Gildo Zegna per festeggiare i 100 anni dell’azienda hanno rifatto con i criteri moderni il tessuto numero 1 creato dal nonno, poi 100 orologi (costano 21500 euro l’uno essendo prodotti da Girard Perregaux), una penna celebrativa con Omas e soprattutto quel che da sempre sanno fare: lo stile italiano che veste il mondo. Del resto ha ragione Carlo Rivetti, l’adorabile imprenditore che sta dietro ai marchi C.P. Company e Stone Island. «Solo le aziende che hanno qualcosa da raccontare salveranno la pelle da questa crisi» dice. E anche se la collezione C.P. stavolta ci piace fino a un certo punto, solo qui si troveranno le giacche per andare in bicicletta o motorino in città.

Altrettanto studiata, la collezione disegnata da Ennio Capasa per Costume National ha alcuni pezzi veramente speciali. C’è il Dna di un marchio giovane ma bello qui come da Jil Sander, oggi disegnata dal bravissimo Raf Simons.

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