Il labirinto dell'arte dove è dolce perdersi

È la struttura di questo tipo più grande al mondo. Ora apre al pubblico Ispirata da Borges, ospiterà anche biblioteche ed eccentriche collezioni

Il labirinto dell'arte dove è dolce perdersi

S ta per aprire il nuovo Vittoriale. Non sulle rive del Garda, lassù c'è il vecchio, quello che tutti conosciamo e dove tutti o quasi tutti siamo stati in gita scolastica oppure da grandi. Il nuovo Vittoriale non è un restyling dell'ultima dimora dannunziana ma un complesso originale che sta per aprire vicino a Parma, tra la via Emilia e il Po. Il nuovo Vate non è abruzzese e non si chiama Gabriele bensì Franco Maria: per esteso e per la precisione Franco Maria Ricci, l'editore. La sua creatura ufficialmente si chiama Labirinto della Masone e si trova nella campagna di Fontanellato, comune oggi noto per un santuario mariano, per certi affreschi del Parmigianino e per la culaccia, salume simile al culatello però più morbido. Mentre a partire da maggio (inaugurazione in periodo Expo) sarà innanzitutto il paese del labirinto più grande del mondo perché il cuore del nuovo Vittoriale è un dedalo gigantesco le cui dimensioni sono pienamente comprensibili solo grazie alle foto aeree o addirittura satellitari. Purtroppo la faccenda del labirinto ormai la sanno in tanti: elitista come sono avrei preferito rimanesse un segreto fra Ricci e noi pochi, felici amici parmigiani. Capisco bene che il labirinto più grande del mondo non fosse destinato a passare inosservato. Capisco, però respingo la logica dei grandi numeri e voglio condividere solo coi venticinque lettori di manzoniana memoria il nome dell'ispiratore di quest'opera ciclopica: Borges. Quasi nessuno sa che nei suoi ultimi anni lo scrittore argentino fu amico e autore di Ricci, e i due appena si incontravano, e si incontravano spesso, anche qui a Fontanellato, non facevano che parlare di labirinti, mania comune. D'accordo, pure D'Annunzio si è interessato di labirinti ma non è andato oltre la teoria, si è limitato a scriverne nel «Fuoco» dove descrive il labirinto di Villa Pisani che rispetto a questo della Masone è una specie di aiuola comunale. Giusto per mettere i puntini sulle I.

Sanno in tanti del nuovo labirinto ma nessuno sa ancora che dentro e intorno all'intrico di piante e vialetti c'è un nuovo Vittoriale, composto da edifici, collezioni, visioni. Ho cominciato a sospettare che Ricci volesse fare le scarpe a D'Annunzio leggendo Labirinto della Masone. Bambù, arte e delizie nel parco di Franco Maria Ricci a Fontanellato , ovviamente Ricci editore perché il protagonista di questo articolo è un raffinatissimo autarca, un esteta dovizioso che quando vuole sfogliare un libro se lo stampa lui, quando vuole passeggiare in un labirinto se lo pianta lui. Nel meraviglioso volume racconta il suo sogno di «essere un Giardino, un Museo, una Biblioteca, una Casa editrice, una Sala delle Feste e dei Balli, la Piazza di un Borgo con la sua Chiesa, un Labirinto Botanico». Insomma Ricci ha preso molto sul serio l'affermazione dannunziana secondo la quale «bisogna fare della propria vita un'opera d'arte» e ha superato il maestro: facendo della propria vita un'opera di architettura. Lo ha superato anche nella scelta dell'architetto: anziché un Giancarlo Maroni, in fondo un architetto locale, ha coinvolto Pier Carlo Bontempi e quindi un architetto di livello internazionale, fresco vincitore, a Chicago, del premio Driehaus. A Gardone ci si va per la letteratura, non per l'architettura, mentre a Fontanellato sarà impossibile non venire sedotti dal progetto bontempiano. Già adesso, a struttura ancora chiusa e vuota, l'impatto è notevolissimo. Di portale in portale, di cortile in cortile, mi sembra di camminare prima in una domus romana, quindi in uno sfondo metafisico di De Chirico, infine in un sogno di mezzo inverno di Shakespeare. Chissà quanti film gireranno qui dentro, penso. Quanti spettacoli, quanti banchetti, quante feste... E quanti libri: Ricci in questi spazi sta per trasferire ben quattro biblioteche, la biblioteca bodoniana (la più completa collezione esistente di opere di Giambattista Bodoni), la biblioteca talloniana (idem per quanto riguarda il tipografo novecentesco Alberto Tallone), la biblioteca ricciana (tutti i libri da lui pubblicati) e la biblioteca di lavoro (tutti i volumi d'arte da lui comprati: 12.000). E a giorni arriveranno le ricche, eccentriche collezioni di dipinti, statue, cere... A maggio il Labirinto aprirà con la mostra di Ligabue e Pietro Ghizzardi, in omaggio al genius loci, e già immagino una mostra di Enrico Robusti, altro padano, però vivente, di cui Ricci possiede notevoli pezzi. Il marchese Ricci promette di sorpassare in mecenatismo tre squisitissimi principi: non solo il principe di Montenevoso (D'Annunzio ricevette il titolo nel 1924), anche il principe Orsini inventore del Bosco Sacro di Bomarzo, anche il principe Vespasiano Gonzaga, fondatore di Sabbioneta, città ideale a pochi chilometri da qui.

Sembra quasi volersi confrontare coi faraoni: in fondo al labirinto c'è una piramide! «È un simbolo massonico?» chiedo preoccupato. «Macché, è la cappella» mi rassicura il committente, che a differenza di D'Annunzio è cattolico praticante. «Non sapevi che la piramide simboleggia la Trinità?».

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